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Stefano Barrese: transizione digitale e AI opportunità di crescita per il Paese

4 luglio 2025

“La transizione digitale e l’intelligenza artificiale rappresentano certamente delle opportunità di crescita e sviluppo per l’economia del Paese”, ha affermato Stefano Barrese, Responsabile della Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, in occasione dell’incontro “Investimenti, Innovazione, Credito” organizzato con Confindustria.

Barrese ha sottolineato in particolare come Intesa Sanpaolo guardi “con attenzione a quelle aziende che investono in nuove tecnologie e creano nuovi posti di lavoro: intendiamo contribuire con le nostre politiche di credito alla crescita della loro competitività e produttività, ma anche al supporto di nuova occupazione”.

Barrese ha quindi evidenziato per la Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo una “dinamica del credito assolutamente positiva nei primi mesi dell'anno”, sia per le aziende che per le famiglie", con erogazioni “in forte crescita rispetto allo scorso anno”: un trend che conferma come le aziende abbiano “ben chiaro quello che è il loro percorso di crescita a prescindere dalle incertezze”.

Robotica, Intelligenza artificiale e digitalizzazione costituiscono veri e propri punti di svolta nel processo di crescita e competitività delle imprese, coinvolgendo tutti i settori: investire risorse e conoscenza su questi temi significa investire sulla capacità di generare valore.

Stefano Barrese è intervenuto all’incontro per presentare agli imprenditori del Lazio il nuovo Accordo quadriennale tra Confindustria e Intesa Sanpaolo: il programma nazionale congiunto mette a disposizione €200 miliardi fino al 2028 per dare nuovo slancio al sistema produttivo nazionale e, di questi, €14 miliardi sono dedicati alle imprese del Lazio.

Lo scenario macroeconomico. La manifattura italiana alla sfida delle tecnologie digitali avanzate - a cura del Research Department di Intesa Sanpaolo
  • Il contesto attuale è caratterizzato da grande incertezza, legata a tensioni geo-politiche, ai numerosi conflitti in corso e alla discontinuità della politica commerciale statunitense. In particolare, gli sviluppi del conflitto in Medio-Oriente, in caso di escalation, potrebbero avere impatti significativi sui mercati dell’energia.
  • Sul fronte dazi, i continui stop-and-go del governo statunitense condizionano l’evoluzione del commercio mondiale. L’impatto sul sistema manifatturiero italiano potrà essere mitigato dalle strategie di diversificazione delle imprese riguardanti i mercati di sbocco dell’export italiano.
  • La manifattura italiana, inoltre, può contare sulla qualità sempre più elevata delle sue produzioni: i valori medi unitari all’export per l’Italia sono cresciuti annualmente del 5,1% nel periodo 2014-2024, più di quanto realizzato dagli altri competitors europei (media UE27 +4,1%).
  • Sono cruciali gli investimenti, soprattutto in tecnologia. L’Italia è ben posizionata per installazioni di robot industriali: secondo l’ultimo report World Robotics della Federazione Internazionale di Robot Industriali, nel 2023 sono state oltre 500mila le installazioni di robot industriali a livello globale (lo stock mondiale è di oltre 4 milioni). La Cina è saldamente al primo posto (con circa 270 mila installazioni) seguita da Giappone e Stati Uniti. Sebbene su numeri decisamente più contenuti, l’Italia occupa la sesta posizione a livello mondiale, con più di 10mila nuove installazioni nel 2023. E’ un dato che riflette il buon livello di automazione del sistema produttivo, che sta sempre più abbracciando la rivoluzione 4.0.
  • L’analisi sulla diffusione delle diverse tecnologie avanzate nell’industria manifatturiera (imprese con almeno 10 addetti) mostra una maggiore diffusione di cloud computing per le imprese italiane (oltre il 60% delle imprese) rispetto alla media UE27 (45%). Per l’Italia è la tecnologia più diffusa, seguita dall’utilizzo di software gestionali (ERP, CRM, Business Intelligence) per l’integrazione dei processi interni che è stata attivata dal 57,8% delle imprese, un dato leggermente migliore rispetto alla media europea (56,8%).
  • Ancora contenuto invece l’utilizzo dell’intelligenza artificiale: la quota di imprese che ne fa utilizzo è l’8% contro una media europea del 10,6% (questo differenziale è condizionato dall’elevato peso delle piccole imprese nel tessuto produttivo italiano). Tra il 2023 e il 2024 la percentuale è aumentata di circa 3 punti percentuali per l’Italia (+4 % per l’UE), e il trend è destinato a crescere anche nei prossimi anni, sia tra grandi che piccole imprese. Il dettaglio settoriale evidenzia un’elevata eterogeneità: si posiziona meglio l’elettronica (con circa il 16% delle imprese che ne fa utilizzo), mentre è più in ritardo il sistema moda (4,6%). Emergono differenze più elevate tra Italia e UE nei settori a medio-alta tecnologia: elettronica, mezzi di trasporto, meccanica ed elettrotecnica.
  • Da un’indagine su 1.500 imprese italiane condotta da Intesa Sanpaolo con BI-REX e SMACT, finalizzata ad analizzare lo stato di avanzamento del 4.0 e le sue modalità di implementazione, emerge che i principali obiettivi raggiunti (indicati da oltre la metà delle imprese 4.0 intervistate) riguardano in generale l’efficientamento dei processi produttivi. Spiccano in particolare l’automazione dei processi, il monitoraggio/controllo dei processi utilizzando sensori/ devices elettronici che consentono di monitorare i macchinari connessi, e l’aumento della velocità di produzione. Vantaggi significativi sono ottenuti anche in termini di innovazione, risparmio energetico e sicurezza lavorativa. Robotica e analisi dati sono le principali tecnologie adottate.
  • Innovare e adottare tecnologie avanzate ha un impatto positivo sulle performance delle imprese. L’analisi sul campione di imprese intervistate nell’indagine mostra infatti che le imprese con un’intensità digitale e green medio–alta mostrano migliori risultati in termini di crescita del fatturato rispetto a quelle meno evolute dal punto di vista tecnologico. Si tratta di imprese che si caratterizzano per un profilo innovativo ben articolato e strutturato, che utilizzano più tecnologie avanzate, applicate in molteplici ambiti della catena del valore con un’attenzione anche alla sostenibilità ambientale. Queste imprese ottengono anche migliori risultati in termini di produttività, con un valore aggiunto per addetto pari a 86mila euro (versus i 76 mila delle imprese con intensità digitale e green più bassa).
  • Oltre il 45% delle imprese indica inoltre che continuerà ad investire in R&S nei prossimi anni, anche in nuovi prodotti e digitalizzazione. L’impegno in innovazione sarà accompagnato da investimenti sul capitale umano, in particolare nuove assunzioni e formazione.
  • Va vinta infine la sfida dell’accompagnamento generazionale: la propensione ad investire in tecnologia aumenta sensibilmente quando nel board dell’impresa è presente almeno un amministratore con meno di 40 anni.
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