Bes 2021, il benessere equo e sostenibile in Italia
La nona edizione del rapporto Istat Bes 2021, Benessere Equo e Sostenibile, presenta un quadro dei principali fenomeni economici, sociali e ambientali che caratterizzano il nostro Paese, analizzando le varie sfaccettature del benessere nel corso dei due anni di pandemia, 2020 e 2021, ed esaminando le differenze territoriali e tra i vari gruppi di popolazione.
La pubblicazione approfondisce i cambiamenti avvenuti in diversi aspetti della vita quotidiana degli individui, delle famiglie, dell’organizzazione della società e del mondo del lavoro e gli effetti sul benessere degli individui.
L’analisi si è concentrata su 12 aree:
- Salute
- Istruzione e formazione
- Lavoro e conciliazione dei tempi di vita
- Benessere economico
- Relazioni sociali
- Politica e istituzioni
- Sicurezza
- Benessere soggettivo
- Paesaggio e patrimonio culturale
- Ambiente
- Innovazione, ricerca e creatività̀
- Qualità̀ dei servizi
Senso di felicità e solitudine dei giovani in Italia
I dati emersi dal rapporto sono molti, meritano particolare attenzione le evidenze relative al mondo degli adolescenti, che mostrano una situazione in peggioramento per molti indicatori. Si nota ad esempio che diminuisce la percentuale dei giovani molto soddisfatti per la propria vita, passando dal 56,9% del 2019 al 52,3% del 2021. Emerge che quasi 220 mila ragazzi tra i 14 e i 19 anni si dichiarano insoddisfatti della propria vita. Diminuiscono anche i ragazzi che si dichiarano molto soddisfatti per le proprie relazioni amicali, nel 2019 erano il 41%, nel 2021 il 34,5%. Circa il 17% riferisce di non avere amici su cui poter contare. Aumenta inoltre di molto la percentuale di adolescenti in cattive condizioni di salute mentale (dal 13,8% nel 2019 al 20,9% nel 2021).
L’istruzione italiana
Il mondo dell’istruzione presenta un quadro problematico. Le competenze scolastiche sono peggiorate: nell’anno scolastico 2020/21 il 39,2% degli studenti di 3° media non ha raggiunto un livello di competenza alfabetica almeno sufficiente (+4,8 punti percentuali rispetto al 2019) e il 45,2% quella numerica (+5,1 punti percentuali rispetto all’anno scolastico 2018/19). Il 65,8% degli studenti che ha seguito le lezioni online riferisce di aver avuto difficoltà legate alla qualità della connessione o alla concentrazione e motivazione.
Si protrae la tendenza all’emigrazione giovanile
Nonostante le limitazioni agli spostamenti per la pandemia, le emigrazioni all’estero dei giovani laureati italiani si sono intensificate rispetto al 2019. Le migrazioni interne continuano a penalizzare il Mezzogiorno che, nel corso del 2020, ha perso 21.782 giovani laureati (al netto dei rientri). Di questi, oltre 3 su 4 hanno trasferito la residenza nel Centro-nord (16.882; 77,5%). Sono aumentati inoltre i NEET (non occupati e non in istruzione e formazione).
Il tasso di occupazione dei giovani laureati italiani
Si è interrotta la debole crescita del possesso di livello di istruzione terziario dei giovani (meno del 27% vs media UE del 41%) nonostante ci sia un marcato “premio” occupazionale derivante dal livello di istruzione, cioè la maggiore probabilità di essere occupati al crescere del titolo di studio conseguito. Nel 2020 il tasso di occupazione tra chi ha un titolo terziario supera di 10,3 punti quello osservato per i diplomati (80,8% e 70,5%), il vantaggio di un laureato rispetto a chi ha raggiunto al massimo la licenza media è di 29 punti percentuali.
I livelli occupazionali in Italia
Il Rapporto è arricchito dall’osservazione del contesto europeo in cui si evidenziano oltre ai dati sull’istruzione anche quelli sull’occupazione. Si è assistito a un peggioramento dei livelli occupazionali : l’Italia perde più occupazione rispetto al resto d’Europa e recupera meno rapidamente. Nel 2021 c’è stata una ripresa dell’occupazione, ma ha riguardato prevalentemente dipendenti a termine e collaboratori.
L’analisi, evidenziando l’accentuarsi dei divari sociali, la crescita dell’incidenza della povertà assoluta per i minori, i segni degli effetti negativi dei cambiamenti climatici, ha messo in luce il rischio di una crescita senza equità e non sostenibile.
Accanto a questi segnali di allerta ci sono anche dati positivi, come l’aumento della fiducia verso gli altri, pur con delle differenze territoriali, la crescita dell’uso regolare di internet, della partecipazione civica e politica, della percezione di sicurezza e del miglioramento della qualità dell’aria. Dati che meritano una lettura più dettagliata e a cui dedicare riflessioni a parte.
Il Bes 2021 fornisce quindi importanti misurazioni per una lettura della situazione economica e sociale. Nel prossimo report, per continuare a mantenere aderenza alla realtà che cambia, verranno inseriti nuovi quesiti e indicatori, tra i nuovi obiettivi di indagine ci sarà il senso di democrazia e il monitoraggio di fenomeni che possono influire negativamente sulla coesione sociale.
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Data ultimo aggiornamento 20 maggio 2022 alle ore 12:14:58