Rapporto Censis 2022: la società latente
Il Rapporto Censis 2022 offre diverse riflessioni sulla realtà che ci circonda e fotografa un Paese che vive in uno stato di latenza.
Tre anni, quattro crisi profonde: la pandemia che sembrava alle spalle, l’impennata del costo della vita, la guerra in Europa, i costi dei servizi energetici. Sconvolgimenti veloci, inaspettati, difficili da metabolizzare, crisi che si pensava si chiudessero velocemente e che al contrario perdurano. Eventi che vanno ad inserirsi nelle difficoltà strutturali economiche e sociali del nostro Paese e che impongono soluzioni.
Il 56° Rapporto Censis analizza da più angolazioni un Paese che, nonostante crisi e difficoltà, non regredisce grazie allo sforzo individuale, ma non matura e vive in una sorta di latenza di risposta. Il rapporto restituisce la fotografia di una società che fa uno sforzo di autoconservazione, ha un istinto a resistere ma rinuncia a ogni tensione a trasformare.
Le paure degli Italiani: guerre, crisi economiche e virus
Inoltre, la sequenza di fenomeni naturali estremi sperimentati nel 2022, la siccità, le frane, fa sì che il senso di dominio degli individui sul mondo sembri al crepuscolo e che si parli di ingresso in una nuova epoca. In questo quadro di pericoli correnti e ricorrenti oggi tutto può accadere. I dati rilevano un paese spaventato. Si è ormai sedimentata la paura di essere esposti a rischi fuori controllo: l’84%, in particolare i laureati (89%) e i giovani (88%), teme qualcosa che accade lontano da noi, il 61% che possa scoppiare un conflitto nucleare. I rischi più temuti sono le guerre, le crisi economiche e i virus. Dall’indagine emerge inoltre che il 93% degli italiani è convinto che l’inflazione durerà a lungo, il 69 % teme che il proprio tenore di vita si abbasserà, il 64% sta intaccando i risparmi per fronteggiare prezzi più alti. È aumentato il senso di vulnerabilità: il 52% ha paura di rimanere vittima di reati, anche se i dati ufficiali 2022 testimoniano che alcuni crimini sono in diminuzione.
Si sono inceppati i meccanismi proiettivi che in passato spingevano a fare sacrifici per crescere nella scala sociale, nella rilevazione emerge che 8 italiani su 10 non vogliono fare sacrifici per cambiare, il 36 % dei lavoratori non vuole sacrificarsi per fare carriera e guadagnare. C’è un senso di spaesamento a livello individuale e collettivo.
Il 66,5% degli italiani (oltre 10 punti percentuali in più rispetto al 2019 pre-Covid) si sente insicuro pensando al futuro proprio e della propria famiglia. In un tempo in cui le sicurezze sono finite e quasi 9 italiani su 10 sostengono di sentirsi tristi è la malinconia il sentimento che definisce il carattere degli italiani.
L’Italia e il futuro
Il nostro Paese mostra fragilità perduranti: ha il primato in Europa dei Neet (chi non studia e non lavora), una percentuale di 30-34enni laureati inferiore alla media europea e, in prospettiva, guardando agli scenari demografici, rischia di diventare una “società senza”, senza medici, senza giovani, senza studenti. Tra dieci anni gli alunni, 3-18 anni, diminuiranno di 1,4 milioni e tra venti anni potrebbero ridursi ulteriormente scendendo di 1,7 milioni rispetto al 2022. L’età media di infermieri e medici è cresciuta, l’età media dei medici è circa 51 anni, il 28,5% dei medici ha più di 60 anni, dunque un numero consistente si avvicina all’età del pensionamento.
Il Rapporto delinea quindi un quadro di difficoltà in cui gli italiani sono ripiegati su sé stessi, dove si vive in una sorta di latenza di risposta, in attesa di qualche cosa, ma l’attesa genera solo aumento dei rischi. Servono interventi per uscire al più presto dalla latenza.
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Data ultimo aggiornamento 28 ottobre 2024 alle ore 16:40:07