Il diciannovesimo Rapporto Censis sulla comunicazione
Il diciannovesimo Rapporto sulla comunicazione del Censis fornisce una fotografia aggiornata sui consumi mediatici degli italiani nel 2023, confermando una sostanziale stabilità nell’utilizzo dei mezzi e sottolineando, per quanto riguarda la fiducia nei mezzi di informazione, la questione della difficoltà a distinguere le notizie vere dall’informazione falsa.
Dati ascolti TV, internet, informazione e social
La TV, nelle sue varie declinazioni tradizionale, satellitare, web e mobile, rimane il mezzo più seguito, con una fruizione del 95,9%. L’indagine mostra che è ulteriormente cresciuta la quota di utenti di web tv e smart tv (56,1%), così come continua il trend di crescita della mobile TV, utilizzata da più di un terzo degli italiani.
La radio subisce una lieve flessione, tuttavia attrae circa il 79% degli italiani, non viene ascoltata solo attraverso l’apparecchio tradizionale, ma spesso con l’autoradio, via internet con il pc e lo smartphone. Si consolida l’impiego di internet da parte degli italiani, utilizzato dall’89,1% degli utenti. Si accentua la crisi dei quotidiani cartacei venduti in edicola: i lettori nel 2023 sono diminuiti ancora e ora sono circa il 22% degli italiani.
Nell’ultimo anno sono diminuiti anche i fruitori dei quotidiani online, ora circa il 30% degli italiani, stabili invece coloro che utilizzano i siti web d’informazione (il 58,1%). Si è arrestata la diminuzione dei lettori di libri cartacei, pari al 45,8% del totale, in leggero aumento rispetto allo scorso anno, +3,1%.
Si consolida l’utilizzo da parte dei giovani (14-29 anni) delle piattaforme online, il 93,0% utilizza WhatsApp, il 79,3% YouTube, il 72,9% Instagram, TikTok e Amazon sono entrambe utilizzate da circa il 56% dei giovani. Flette lievemente invece l’impiego di Facebook, Spotify, Telegram e X.
Quali sono le fonti di informazione più usate
Nel 2023 continua il calo dell’utilizzo delle fonti d’informazione tradizionali a favore di quelle digitali più recenti. I telegiornali perdono quasi 3 punti in un anno, pur rimanendo ancora il principale media attraverso cui si informano gli italiani, sono passati dal 51,2% al 48,3% delle quote di utenza. Tra i media digitali cala ulteriormente Facebook come mezzo d’informazione, mentre crescono i motori di ricerca, che rappresentano ora quasi il 30% delle preferenze. Siti di informazione e quotidiani digitali perdono lettori, sono preferiti dal 16,2% e dal 11,8%. Nell’analisi dei social network si nota il crescente ruolo come fonte di informazione di due social in particolare: YouTube che ha una utenza pari al 18,5% e Instagram,15,3%.
La radio è il mezzo ritenuto più affidabile, seguito da TV e stampa, rispetto al passato migliora la credibilità per siti web e social network. I giovani tra i 14-29 anni però ribaltano il podio di questa classifica, per loro è la TV mainstream la fonte più affidabile, seguita dalla radio, inoltre tra gli under 30 si nota una significativa crescita di reputazione per siti web, blog, forum online.
L’informazione è fortemente polarizzata: da una parte, chi predilige i media mainstream ne apprezza professionalità e autorevolezza, dall’altra chi preferisce un modo di informare più diretto pensa che i grandi media siano condizionati dalla politica (il 77,7%) o da interessi economici (72,3%) e cita possibili pericoli per la democrazia (68%). In tanti (il 72,6%) ritengono che sia ormai difficile distinguere le notizie vere dalle false o dalla propaganda, dai giudizi degli italiani sull’informazione emerge inoltre che tante notizie possono creare confusione e non aiutano a orientarsi nella vita quotidiana.
Intelligenza Artificiale: opinioni tra divario sociale, pericoli e opportunità
I dati sugli effetti dell’Intelligenza Artificiale evidenziano un sentiment che oscilla tra consensi e paure. Il 74% degli italiani ritiene che attualmente gli effetti dell’AI siano imprevedibili, ma per il futuro dominano i giudizi allarmistici: il 63,9% prevede la fine dell’empatia umana a causa della crescente dipendenza dall’interazione con le macchine, per il 66,3% saremo tutti controllati dagli algoritmi e per il 65,5% degli intervistati gli effetti sull’occupazione saranno disastrosi. Si avverte la preoccupazione che gli esseri umani saranno sostituiti da computer e robot. Meno della metà, il 43%, invece vede possibili effetti positivi sull’occupazione con la creazione di posti di lavoro in nuovi settori.
Si rilevano anche preoccupazioni legate all’aumento del divario sociale: i ricchi saranno più ricchi e i poveri più poveri. Con la diffusione delle applicazioni di Intelligenza Artificiale oltre il 70% pensa che aumenteranno i problemi di sicurezza per i sistemi informatici e i rischi di cybercrime. Tra i principali impatti positivi ci si aspetta un miglioramento delle cure mediche.
Politically Correct: analisi del sentiment
Infine, il Rapporto analizza il Politically correct, la tendenza, cresciuta negli ultimi anni, a riservare maggiore attenzione al modo in cui vengono definiti ed etichettati comportamenti, preferenze, aspetti fisici, identità di genere. Si riscontra un grande accordo in favore della regolamentazione nell’uso del linguaggio dei media, soprattutto quando si parla di aspetto fisico, differenze religiose, etniche, culturali, di genere, di orientamento sessuale. I media non dovrebbero mai usare espressioni che da alcune categorie di persone possono essere ritenute offensive o discriminatorie. Diverso l’atteggiamento quando si passa alla vita quotidiana, in questo caso il 69,3% si dichiara infastidito dal fatto che ci sia sempre qualcuno che si offende e la maggioranza pensa che ognuno deve essere libero di esprimersi come vuole. Comunicare è diventato sempre più complesso, la comunicazione deve fare attenzione al linguaggio utilizzato e fare i conti con un ambiente sovrastimolato dalla miriade di informazioni.
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Data ultimo aggiornamento 19 aprile 2024 alle ore 11:02:07