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Cultura

Eccentrici e Solitari: mostra a Sutri

Dal 29 aprile al 20 novembre 2022 il Museo di Palazzo Doebbing, inserito nel meraviglioso borgo laziale di Sutri, conferma e rinnova la propria attitudine nel saper cogliere l’inquieta bellezza preveggente dell’espressione artistica di ogni epoca attraverso una nuova, folgorante esposizione ideata da Vittorio Sgarbi, dal titolo Eccentrici e solitari.

È stato vasto, ricco, intenso, il ritmo delle mostre di questi anni in Palazzo Doebbing a Sutri, e anche in questa edizione la proposta è curiosa e varia, evitando tendenze e scuole per privilegiare esperienze individuali, insolite e rare. ‘Eccentrici e solitari’ ne definisce bene il carattere, l’ostinata ricerca senza dogmi, in un arco di tempo breve.

Vittorio Sgarbi

La mostra, prodotta da Contemplazioni, ha la propria punta di diamante nella scultura etrusca di San Gimignano. Si tratta di un capolavoro bronzeo dall’inestimabile valore archeologico, ritrovato nel 2010 lungo le colline che da San Gimignano giungono in Valdelsa.
Qui, la statua viene presentata e messa idealmente in dialogo, con un risultato di sorprendente impatto emotivo, con il celeberrimo Efebo di Sutri.
Ed è proprio la ricerca di un continuo, pulsante dialogo ricco di contaminazioni e di furori tra il presente e il passato otto-novecentesco l’asse portante dell’idea realizzativa come, ad esempio, nell’accostamento ricco di contrasti fra la ricerca di una mitologia eccentrica contemporanea presente nei dipinti nordici di Wainer Vaccari (Modena, 1949) e le opere divinatorie di rimando al mito greco-latino di Adriano Fida (Reggio Calabria, 1978) o, ancora, i mitici, solitari canottieri ritratti dal talento riflessivo di Lorenzo Tornabuoni (Roma, 1934 – 2004).


 

Il piano interrato del Palazzo, sotterraneo e misterioso come le profondità più imperscrutabili e accecanti di verità dell’animo umano, offre ai visitatori un serrato corpo a corpo con l’arte pittorica, scultorea e fotografica del ritratto, nella sua espressione più strettamente legata all’urgenza deformante e sublime dell’espressione artistica in soggettiva. Ne sono assolute protagoniste le opere di Alessandra Mattè (Milano, 1978), Stefano Maffessanti (Lovere, 1975), Federico Maria Sardelli (Livorno, 1963), sino alla ancor più sotterranea cripta, con l’astrattismo fiabesco e lucente dell’artista italo greca Alessandra Maxaculi (Roma, 1983).
Al primo piano il lirismo fotografico di Vittorio Pescatori (Milano, 1937 - 2019), così come un nuovo portentoso confronto di stili ed epoche fra gli intimissimi, anomali disegni di madonne e sibille di Fortunato Duranti (Montefortino, 1787 – 1863) e le originalissime reinvenzioni sperimentali della nostra tradizione di Alessandra Mantovani ed Eleonora Barbareschi (AMeBE). E, ancora, i volti senza tempo e dalle multiformi interpretazioni iconoclastiche immortalati da Massimo Rao (San Salvatore Telesino, 1950 - San Venanzo, 1996) e quelli materici e toccanti di Gateano Pesce (La Spezia, 1939), nella cui ingegnosa sapienza vi si può scorgere l’eco leonardiano.
Attraverso alcune proposte newyorkesi molto suggestive, che catturano per le loro dimensioni a perdita di misura ed equilibrio lineare, si giunge all’attrattiva del loggiato. Qui, è possibile per i visitatori fermarsi e fermare il tempo davanti alle opere ceramiche di Giovanni di Carpegna (Roma, 1966), dedicate alla grandezza di Roma.
Al secondo piano spazio al surrealismo venato di rimandi psicanalitici, con opere, sculture e oggetti dalle atmosfere dense di flussi onirici ed eterei, con intensi richiami alla natura e alle sue forze ancestrali: Grazia Cucco (Amelia, 1965), Giannetto Fieschi (Zogno, 1921 - Genova, 2010), Domenico Rambelli (Faenza, 1886 - Roma, 1972).
La mostra trova il proprio esemplare epilogo nell’arte autentica e dirompente di Gianfilippo Usellini (Milano, 1903 - Arona, 1971). Un grido espressionista e insieme stralunato di libertà introspettiva, nell’eterno conflitto vitale e corroborante fra la grazia angelicata e la più selvaggia furia ribelle della coscienza umana.
 

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