Cultura
"La libera maniera" in mostra a Jesi
Dal al
Jesi, Palazzo Bisaccioni
"La libera maniera. Arte astratta e informale nelle collezioni Intesa Sanpaolo" è il titolo della mostra organizzata e promossa da Intesa Sanpaolo assieme alla Fondazione Ivan Bruschi e alla Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi, in sinergia con Gallerie d'Italia. Dopo la prima tappa che ha avuto luogo dal 2 marzo al 21 luglio 2024 alla Casa Museo dell’Antiquariato Ivan Bruschi di Arezzo, dal 7 dicembre 2024 al 5 maggio 2025 la mostra approda a Palazzo Bisaccioni di Jesi.
Il progetto espositivo ha l'obiettivo di valorizzare le prestigiose collezioni di Intesa Sanpaolo condividendo il patrimonio artistico con un pubblico sempre più ampio.
La mostra costituisce anche un’importante occasione di condivisione di un patrimonio dal forte valore identitario nazionale, grazie alla collaborazione che unisce due Fondazioni di rilievo per il territorio.
Arte del Novecento a Palazzo Bisaccioni
Curata dal critico e studioso di arti visive Marco Bazzini, l’esposizione si compone di oltre 40 opere realizzate in Italia nel corso di un arco temporale che va dalla fine della Seconda guerra mondiale all’inizio del boom socioeconomico degli anni Sessanta del Novecento.
L’esposizione narra la diversificata e multiforme ricerca sviluppata da alcuni artisti e artiste durante gli anni Cinquanta. Di questa stagione, fondamentale per gli sviluppi dell'arte italiana, la raccolta di Intesa Sanpaolo offre significativi esempi. La selezione per questa mostra è stata fatta sulla base della qualità artistica delle opere e per il loro presentarsi come "documenti" di un tempo fecondo e libero, capace di immaginare e costruire una nazione.
L’esperienza astratta nelle opere in esposizione
Afro (Afro Basaldella), Per Stagione nell’Ovest, 1957 Collez Intesa Sanpaolo © AFRO, by SIAE 2024
In mostra il nuovo corso dell’arte è testimoniato dall’esperienza astratta di due personalità già protagoniste della prima parte del secolo: Alberto Magnelli e Corrado Cagli.
L'esposizione continua poi presentando quella “libera maniera” - da qui il titolo che ripropone il termine con cui Giorgio Vasari nelle sue “Vite” definisce l’espressività del singolo artista - che guarda a nuove dimensioni spaziali, come in Lucio Fontana e con lui in Edmondo Bacci, Gianni Dova, Gino Morandis e Tancredi, o all’arte polimaterica come in Alberto Burri.
I giovani artisti si indirizzano verso le esperienze che considerano l’indipendenza del segno, Carla Accardi, Achille Perilli e Antonio Sanfilippo, ma anche quella del gesto come atto rivoluzionario in Emilio Vedova. Mentre il colore si fa diafano sulle tele di Afro o struttura dinamica in Giulio Turcato e Piero Dorazio.
Ennio Morlotti, Calendole, 1955 Collezione Intesa Sanpaolo
Anche le artiste prendono parte a questa nuova dimensione, con una sensibilità, uno sguardo e una lettura fortemente autonomi per aggiungere, elaborare, suggerire nuovi punti di vista. Pertanto, oltre alle opere di Carla Accardi sono esposte quelle di Carol Rama, Renata Boero, Regina e Paola Levi Montalcini.
Enrico Baj e Guido Biasi scrutano l’universo atomico sia del micro che del macro cosmo, mentre Gillo Dorfles, Bruno Munari, Atanasio Soldati, Gianni Monnet e Plinio Mesciulam si rivolgono a una realtà concreta che supera ogni possibile referenza con il dato reale. In quegli stessi anni Renato Birolli e Ennio Morlotti continuano a guardare direttamente alla natura per riproporla con dense superfici pittoriche.
Infine, un nucleo di artisti che si forma in questi anni, ma che, partendo da tali premesse, va oltre e al di là dell’informale e dell’astratto per mettersi alla guida delle ricerche del decennio successivo in cui si continuano a conquistare nuove dimensioni pittoriche: Toti Scialoja, Gastone Novelli, Mario Nigro ed Enrico Castellani.
Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo / foto Paolo Vandrasch, Milano
La condivisione delle opere d’arte di proprietà è un impegno concreto nel rendere sempre più accessibile un patrimonio di profondo valore culturale e identitario. Oltre alle Gallerie d’Italia, le sedi di rappresentanza e i caveaux aperti al pubblico, il lavoro di valorizzazione diventa un’occasione preziosa di dialogo con i territori e di sinergia con le realtà più significative del Paese. Un esempio tangibile è quanto realizzato in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Jesi e la Fondazione Ivan Bruschi. Dopo il successo ad Arezzo, l’esposizione si arricchisce ulteriormente nella tappa di Palazzo Bisaccioni, nelle Marche. Grazie alla partnership con la Fondazione CR Jesi, la Banca rinnova la propria presenza attiva nella comunità, promuovendo iniziative che ampliano in modo significativo l’offerta culturale ed espositiva del territorio.
Data ultimo aggiornamento 24 dicembre 2024
Potrebbe interessarti anche
Ecco alcune iniziative per la valorizzazione dei patrimoni d'arte, di storia e di cultura della banca e del Paese