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Sport

Resilienza e umiltà: così Sinner è diventato il più forte di tutti

Jannik Sinner sul campo da tennis
Jannik Sinner sul campo da tennis

Contenuto realizzato in collaborazione con la redazione di Ubitennis diretta da Ubaldo Scanagatta

Sulla spinta di una parte finale del 2023 già memorabile, Jannik Sinner ha costruito una stagione storica, tra le migliori di sempre. Ma questi successi nascono da più lontano e anche dalle lezioni apprese nelle sconfitte.

1° giugno 2023, partiamo da qui. Il Roland Garros è iniziato da pochi giorni e sul campo dedicato a Suzanne Lenglen è impegnato Jannik Sinner, reduce da un comodo esordio contro il francese Muller. Sulla carta, anche il secondo avversario non dovrebbe rappresentare un ostacolo insormontabile. È il tedesco Altmaier che però gioca su livelli più alti di quelli che ci aspetterebbe da un giocatore della sua classifica (numero 79 del mondo). Jannik, invece, è discontinuo, frettoloso quando potrebbe dare una svolta al match e stanco nelle ultime battute dell’incontro. Ne viene così fuori una delle sorprese più grandi del torneo. 

È una grossa delusione per l’azzurro che conclude la parte di stagione sulla terra senza risultati importanti. Non è un momento facile per Jannik che però mostra tutta la sua lucidità e maturità commentando così la sconfitta: “Avrei dovuto essere più felice in campo, come sono sempre anche se non lo faccio vedere. D’ora in poi sarò molto più felice, perché mi serve. Questa è la lezione che mi porto dietro dalla partita di oggi. Con tutto il lavoro che faccio, con tutta la passione che ci metto, ritornerò più forte”. 

Sembra passata una vita da quella partita, invece è solo un anno e mezzo. Sembra lontanissima perché dopo quella sconfitta e per certi versi a maggior ragione dopo quella con Zverev allo US Open il partito degli scettici avrebbe probabilmente stravinto in un’ideale battaglia elettorale incentrata sulla previsione del futuro di Sinner, con gli ottimisti costretti ad alzare bandiera bianca. Campione assicurato o incompiuto destinato a rimanere tale?  Oggi questa domanda suonerebbe incredibilmente anacronistica ma a lungo, e per molti, la risposta non è stata scontata. E ciò dà ancora più valore ai successi che Jannik ha poi ottenuto. Oggi ci ritroviamo infatti al cospetto di un bi-campione Slam, del giocatore più vincente della storia del tennis italiano e anche del numero 1 indiscusso del panorama mondiale attuale. 

Eppure, nonostante questo (anzi, questi) status, l’azzurro non si stanca di ripetere che “c’è sempre qualcosa da imparare”. È questo il marchio di fabbrica del “Sinner-pensiero”, della sua mentalità, allo stesso tempo umile e vincente. Le cose vanno infatti di pari passo: i traguardi raggiunti derivano dagli insegnamenti tratti da ogni partita giocata e forse soprattutto da quella bruciante sconfitta con Altmaier. La parte finale della stagione 2023 – vissuta sui ritmi di un crescendo rossiniano – e poi i risultati epocali ottenuti su tutto l’arco del 2024 hanno il loro embrione nelle dichiarazioni rilasciate dopo quel match. Lì è venuta a galla tutta la resilienza di Jannik, capace di assorbire un urto che avrebbe potuto mandarlo ko e che invece lo ha reso ancora più convinto del suo percorso. 

Dall’esterno non era facile comprendere immediatamente il vero valore di quel momento: i risultati – si sa – dettano legge, nel bene e nel male. E la legge imponeva quindi incertezza e delusione. Jannik però era stato chiaro: “tornerò più forte”. E così è stato. Già alla fine del 2023 i dubbi erano ormai stati spazzati: si aveva a che fare con un campione, altro che eterno incompiuto! Solo i campioni, infatti, possono trascinare la propria nazionale a vincere una Davis e solo i campioni possono annullare tre match point consecutivi e poi battere il giocatore più vincente della storia del tennis, al secolo Novak Djokovic (che in carriera aveva perso solo tre partite in cui aveva avuto la palla della partita). Senza dimenticare che nel frattempo Jan aveva anche rotto la maledizione Medvedev dopo sei sconfitte consecutive sconfiggendolo invece tre volte nel giro di due mesi scarsi.

Si era così configurata una vera e propria rampa di lancio, più che un semplice trampolino, in vista della stagione successiva. E Sinner l’ha sfruttata a pieno: primo mese del 2024, primo Slam dell’anno (Australian Open 2024) e subito trionfo, in Australia a Melbourne, battendo Djokovic (di nuovo) in semifinale e poi Medvedev (anche lui di nuovo) nell’atto conclusivo al termine di una rimonta insperata e straordinaria. Così la dimensione di Jan ha dovuto registrare un ulteriore scatto di livello: da “campione” a “Campione”, con quella C maiuscola che è riservata solo ai giocatori che riescono a vincere negli Slam.

La striscia di vittorie è andata avanti quasi senza soluzione di continuità e come naturale conseguenza è arrivato anche il primato nel ranking mondiale. E se per la Davis e gli Slam qualche precedente nella storia del tennis italiano c’era (seppur vecchio di almeno 47 anni), questa è stata invece una prima volta assoluta. Così Sinner è diventato non solo l’erede di un passato tanto glorioso quanto lontano ma anche un vero e proprio pioniere del movimento. E ciò ancora di più dopo aver fatto suo il secondo Slam, allo US Open, mettendo a segno una doppietta che non era mai riuscita a nessun azzurro in Era Open (ovvero dalla fine degli anni ’60). 

Nel frattempo erano maturate altre vittorie – due a livello 1000 (Miami e Cincinnati) e altrettante in tornei della categoria 500 (Rotterdam e Halle) – oltretutto raggiungendo sempre almeno i quarti di finale in ogni evento, a dimostrazione di una continuità talmente fuori dal comune da distinguerlo anche dal suo primo e più importante competitor Carlos Alcaraz. Ma come prevedibile, vista la sua fame di vittorie, Sinner non si è fermato e anzi ha ulteriormente accelerato da settembre in avanti.

L’azzurro è diventato inavvicinabile praticamente per chiunque: solo Alcaraz è riuscito a batterlo nella finale di Pechino ma per il resto sono arrivate solo vittorie. Successi che gli hanno portato in dote il 1000 di Shanghai e le Nitto ATP Finals di Torino, dove Jannik ha entusiasmato il pubblico dell’Inalpi Arena ricevendo in cambio un tifo che nel nostro Paese non si era mai visto al di fuori del perimetro calcistico. L’altoatesino ha così sconfessato anche l’espressione latina “nemo propheta in patria” e lo ha fatto mostrando una superiorità impressionante sui suoi avversari, resa in maniera plastica dal dato dei game persi: appena 33 in 5 partite per una media di poco più di 3 a set. Mai nessuno aveva dominato in questo modo il Master di fine anno, il torneo in cui si sfidano gli otto migliori giocatori della stagione. 

Poteva allora mancare la ciliegina su questa torta regale? La domanda è chiaramente retorica e infatti Sinner è stato nuovamente protagonista con la maglia della nazionale in Coppa Davis, collezionando tre vittorie in singolare e una in doppio con Berrettini che hanno permesso alla squadra capitanata da Volandri di bissare il successo del 2023. 

Spesso si abusa dell’aggettivo epocale definendo come tali risultati sì importanti ma che poco hanno a che vedere con il vero significato di questa parola. Per Sinner, invece, il termine calza a pennello. Con lui è infatti iniziata una nuova epoca del tennis italiano e forse anche mondiale. Da un lato l’Italia – anche grazie ad altri ottimi giocatori– non è più un Paese periferico nel sistema internazionale ma anzi è quello attorno a cui quest’ultimo ruota. Dall’altro, il circuito ATP non è più il regno esclusivo dei Big Three (Djokovic, Nadal, Federer – con il solo Nole ancora in attività tra questi) ma è anche (e in questo momento soprattutto) il terreno di conquiste di Sinner, nell’attesa che Alcaraz, Zverev o giovani promettenti trovino le contromisure al tennis del nostro portacolori, migliorato tantissimo al servizio e capace di imporre ritmi insostenibili da fondocampo (senza dimenticare gli evidenti progressi nelle variazioni e a rete).

Tra i tanti dati che mettono in risalto la straordinarietà della stagione di Jannik, ce ne sono in particolare due che restituiscono al meglio ciò che rende l’azzurro così speciale. Innanzitutto la sua continuità, perfettamente sintetizzata dalla percentuale di vittorie in stagione: 92,4%, frutto di un bilancio di 73 affermazioni contro appena 6 sconfitte (di cui solo una dal 12 agosto in avanti). Si tratta della nona miglior prestazione di tutti i tempi. E poi c’è la sua capacità di leggere i momenti e di alzare l’asticella quando più serve. Dopo la sconfitta con Altmaier, incassata dopo aver sprecato tre match point, e dopo quella con Zverev allo US Open, arrivata anch’essa al quinto set, i più critici nei confronti di Jannik ne sottolineavano in particolare la mancanza di killer instinct. Magari sarà anche stato così, ma la realtà adesso è sicuramente un’altra: l’azzurro è infatti primissimo nella graduatoria stagionale che misura il rendimento sotto pressione (palle break, tie-break, set decisivi) con un punteggio di 259,4 e un vantaggio di sette punti sul secondo posto di Medvedev. 

Ma forse il numero più impressionante di tutti è un altro. La maturità, la costanza e la dedizione a cui ci ha abituato ci fanno infatti quasi dimenticare la sua ancora giovanissima età. 23 anni. Insomma, Jannik ha ancora tanto, tantissimo tempo per divertirsi (come ha imparato dopo quella partita con Altmaier) e per farci divertire. L’Era Sinner è appena iniziata.

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