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Economia

L’Italia del turismo recupera e supera i valori pre-Covid grazie agli stranieri

Immagine di un sito archeologico a Taormina
Immagine di un sito archeologico a Taormina

Le previsioni del centro studi SRM - Intesa Sanpaolo riserva un plafond di 10 miliardi di euro alle imprese del settore

Nel 2024 l’industria turistica mondiale e quella italiana in particolare tornano pienamente sopra i livelli del 2019 e cancellano il tracollo dovuto al Covid e la lenta risalita verso la normalità. A dirlo sono i dati dell’Organizzazione mondiale del turismo e, per il nostro Paese, le stime di SRM, il centro studi di Intesa Sanpaolo che il 9 luglio a Giardini Naxos ha presentato il suo secondo "Rapporto annuale Turismo & Territorio, Tendenze, impatti e dinamiche d’impresa, Focus Mezzogiorno".

La nostra banca, in questa occasione, ha rinnovato il suo impegno per il turismo con 10 miliardi di euro di nuovo credito per affiancare la crescita delle imprese del settore e per cogliere le opportunità previste da PNRR e iniziative ministeriali. Il plafond di 10 miliardi di euro incentiverà nuovi investimenti in chiave Transizione 5.0, competitività sostenibile ed efficientamento energetico lungo tre assi: riqualificazione e aumento degli standard qualitativi delle strutture, sostenibilità ambientale dell’offerta e digitalizzazione del modello di servizio.

Italia quarta in Europa per arrivi e terza per numero di presenze

Nel 2023 il turismo ha raggiunto 1.300 milioni di arrivi internazionali, ovvero quasi l’89% del dato 2019, un recupero che nel primo trimestre di quest’anno è salito al 97%. Guardando all’intero 2024, l’Organizzazione mondiale del turismo stima che si arriverà a oltrepassare del 2% i valori pre-Covid. 

L’Italia, considerando anche i flussi domestici, nel 2023 era al quarto posto in Europa per numero di arrivi nelle strutture ricettive (126,7 milioni, il 96,4% rispetto ai livelli 2019, quindi ancora inferiore ai livelli pre-pandemia), con un netto distacco dalla Francia, al primo posto con 178,8 milioni. Il nostro Paese era però al 3°posto se si considerano i giorni di presenza, cioè il numero di notti, pari a 446,1 milioni (in questo caso la prima posizione era della Spagna con 484,2 milioni di notti), e questo è un dato che invece era già superiore ai livelli precedenti la pandemia (2,2% in più). 

Lo scenario sviluppato da SRM stima per l’Italia un proseguimento, nel 2024, della crescita delle presenze turistiche che raggiungerebbero 467,2 milioni, vale a dire il +3,6% rispetto al 2023 e il 107% rispetto al dato del 2019. Un risultato che evidenzia però un andamento del turismo nazionale più debole di quello estero. La componente domestica si stima che, con una crescita del 2,6% rispetto al 2023, possa finalmente superare anche se di poco i livelli pre-pandemici (101,6% rispetto al 2019). Le presenze turistiche internazionali hanno invece una crescita più robusta, con un aumento del 4,5% rispetto al 2023, portandosi su livelli pari al 112,2% rispetto a quelli del 2019. Il contributo internazionale insomma si dimostra sempre più importante per lo sviluppo del settore.

Grazie a questi risultati, per il 2024 si stima la realizzazione di un Pil turistico di 104,5 miliardi di euro, il 4,6% in più del valore del 2019.

Scenario della crescita delle presenze turistiche sviluppato da SRM


indice
+ 3,6 % di presenze turistiche rispetto al 2023

Stime per l'Italia nel 2024

Italia
+ 2,6% di presenze turistiche nazionali rispetto al 2023

Stime per l'Italia 2024

 

economia
+ 4,5% presenze turistiche internazionali rispetto al 2023

Stime per l'Italia 2024

Durante il convegno del 9 luglio a Giardini Naxos sono intervenuti Gaetano Miccichè, Chairman IMI Corporate & Investment Banking; Massimo Deandreis, Direttore Generale SRM, Stefano Barrese, Responsabile Divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo; Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia. 

Guarda gli interventi dei relatori, Anna Roscio Executive Director Sales & Marketing Imprese Intesa Sanpaolo, Nicola Fiasconaro - Amministratore Fiasconaro e Rosario Di Maria - Presidente Cantine Ermes.

Il Mezzogiorno migliora ma non tiene il passo del resto del Paese

Anche il Mezzogiorno migliora le sue performance ma i dati evidenziano una ripresa più lenta che nel resto del Paese. Le stime di SRM per il 2024 prevedono infatti 89,3 milioni di presenze, con una crescita rispetto all’anno precedente del 3,2%, leggermente inferiore al dato nazionale (+3,6%) ed un sorpasso della domanda sul 2019 del 103,1% a fronte del 107% dell’Italia. La crescita della componente domestica è stimata nel 2,5% che consentirebbe di raggiungere 53,6 milioni di presenze, appena superiore al dato del 2019 (il 100,4%) e inferiore della media italiana (101,6%). 

Nel 2024 anche nel Mezzogiorno si conferma un maggiore dinamismo della domanda internazionale che cresce del 4,4%: qui il recupero dei valori del 2019 è più marcato - il 107,5% - ma ancora una volta risulta inferiore rispetto al dato nazionale dell’112,2%. 

La crescita della domanda porterebbe le regioni del Sud a una variazione positiva del fatturato dell’1,3% rispetto al 2023, leggermente inferiore al dato nazionale (1,5%), con un Pil che raggiungerebbe i 24,9 miliardi di euro, appena superiore (100,1%) al 2019, mentre il dato nazionale è 104,6%. 

Previsioni di crescita del Mezzogiorno


3,2%

crescita delle presenze rispetto al 2023

2,5%

crescita delle presenze domestiche rispetto al 2023

4,4%

crescita delle presenze internazionali rispetto al 2023

1,3%

crescita del fatturato del turismo rispetto al 2023

Cinque temi per il mondo delle imprese

Il Rapporto di SRM si sofferma anche sul mondo delle imprese, per le quali individua cinque driver – le cinque D - per una crescita solida, sostenibile con risvolti economici positivi e duraturi, anche in considerazione dell’overtourism e di fenomeni negativi che possono essere causati da fattori geopolitici e cambiamenti climatici. 

Il primo driver è quello della Diversificazione, ovvero la capacità di intercettare la nuova domanda grazie a un’offerta che può contare su settori sempre più significativi per uno sviluppo sostenibile, soprattutto al Sud: non solo mare ma cultura e tradizioni, enogastronomia, natura. 

Il secondo punto, strettamente connesso al primo, è la Destagionalizzazione. Oltre al mercato della stagione estiva, ne esistono altri di minori dimensioni ma con grandi potenzialità di crescita sui quali è opportuno investire per attirare flussi con altre motivazioni, in altri periodi, garantendo così la sostenibilità dell’intero sistema. Ancora una volta, ciò vale in modo particolare per il Mezzogiorno.

Il terzo punto individuato da SRM è la Delocalizzazione. Le aree interne e quelle di prossimità alle grandi mete turistiche possono costituire un’offerta turistica alternativa e decongestionare i grandi centri dalla pressione turistica esercitando comunque un’attrazione rilevante grazie alla presenza di siti archeologici, borghi, parchi e aree protette, beni e siti Unesco e ad un vasto patrimonio enogastronomico. Rappresentano quindi un alto potenziale turistico su cui lavorare. 

Infine due elementi che sono invece interni all’impresa. Il primo è la Digitalizzazione. Le imprese devono impegnarsi nella riqualificazione tecnologica e sostenibile, anche per monitorare e gestire i cambiamenti e capire come influenzare i comportamenti dei turisti. Il Rapporto SRM evidenzia che il 25% degli investimenti nell’ultimo triennio ha riguardato obiettivi di sostenibilità e di digitalizzazione dell’offerta e dei servizi; al Sud la percentuale sale al 39%. 

Il secondo invece è la Dimensione. La quota di imprese che dichiarano un aumento di fatturato rispetto al 2019 passa dal 34% delle strutture con meno di 30 posti letto al 54% di quelle con oltre 100 posti letto. C’è quindi una relazione diretta tra la dimensione aziendale e i risultati ottenuti. La dimensione è insomma un fattore importante per cogliere le grandi trasformazioni del settore, soprattutto nel Mezzogiorno. 

 

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