Economia
Giovani e opportunità lavorative nel digitale
Internet, Intelligenza Artificiale (AI), Machine Learning e Blockchain sono esempi di innovazione tecnologica che hanno introdotto strumenti, tecniche o metodi per migliorare i processi esistenti o crearne di nuovi, spesso con radicali cambiamenti di paradigma.
L'innovazione tecnologica e la digitalizzazione contribuiscono a migliorare la qualità della vita, rendendola più semplice e più sicura. Sono inoltre un motore della crescita economica, perché nuovi prodotti e servizi creano nuove opportunità di mercato. Un mercato in espansione aumenta la competitività delle imprese e stimola l'economia globale attraverso l'innovazione e l'efficienza.
L'innovazione tecnologica può contribuire in modo significativo anche allo sviluppo sostenibile, perché attraverso l'adozione di tecnologie pulite e rinnovabili è possibile ridurre l'impatto ambientale delle attività umane e promuovere uno sviluppo economico rispettoso dell'ambiente.
L'innovazione tecnologica sta rivoluzionando il mondo del lavoro e molti lavoratori vedono nella tecnologia una leva per maggiori opportunità di impiego e lavori percepiti come meno noiosi. I più giovani, la generazione definita “always on” che è sempre connessa tra notifiche e app, si aspetta metodi di lavoro più flessibili. Questi giovani Sono cresciuti con competenze digitali e dispositivi tecnologici sempre connessi e ne stanno promuovendo una rapida adozione negli ambienti di lavoro, rendendo sempre più sottile la linea di separazione fra tecnologie consumer e aziendali. La trasformazione tecnologica e digitale richiede però anche una attenzione da parte di aziende e istituzioni rispetto alle nuove necessità di formazione sia in ambito tecnico-professionale che di competenze trasversali.
Competenze digitali: Ruolo dell'educazione e della formazione
La più recente analisi Istat (2023) evidenzia che solo il 45,7% delle persone di età compresa tra 16 e 74 anni in Italia ha competenze digitali almeno di base, valore stabile rispetto al 2021, mentre a livello europeo è del 55,5%. Il livello di competenze risulta caratterizzato da una forte disparità a favore degli uomini, che nel nostro Paese è di 3,1 punti percentuali. Lo svantaggio femminile è presente solamente a partire dai 45 anni, mentre fino ai 44 anni, le donne risultano possedere maggiori competenze digitali rispetto agli uomini.
Geograficamente, prendendo in considerazione il Report ICT 2023, è citato “un forte gradiente tra Centro-nord e Mezzogiorno, con l’eccezione della Sardegna che si attesta attorno al valore medio. Le regioni in migliore posizione in questo ambito sono la Provincia Autonoma di Trento (56,5%), la Lombardia (53,1%), il Lazio (51,4%) e l’Emilia Romagna (51,3%)".
Per quanto riguarda il mondo delle imprese, gli addetti con competenze specialistiche ICT, sono più presenti in aziende con almeno 250 addetti (75%) e nel settore ICT (64,1%). Le PMI italiane sono tra le prime in Europa a esternalizzare la gestione delle funzioni ICT (il 57,2% utilizza solo consulenti esterni).
I giovani giocano un ruolo cruciale nella digitalizzazione aziendale e nel superamento del digital divide: hanno una naturale predisposizione all’uso delle tecnologie digitali, che li rende particolarmente adatti a guidare l’innovazione nelle imprese, e la loro familiarità con strumenti digitali avanzati e piattaforme social li rende capaci di implementare nuove soluzioni tecnologiche in modo rapido ed efficiente.
Coinvolgere i giovani nelle strategie aziendali digitali non solo accelera il processo di digitalizzazione, ma favorisce anche una cultura aziendale più dinamica e innovativa. I giovani attraverso programmi di mentoring e formazione possono trasferire le loro competenze digitali alle generazioni meno giovani, contribuendo a colmare il divario tecnologico. L’inclusione dei giovani nei processi decisionali e strategici aziendali può portare a un aumento della competitività e dell’innovazione. La loro capacità di pensare fuori dagli schemi e di adattarsi rapidamente ai cambiamenti tecnologici è un valore aggiunto per le imprese che vogliono rimanere all’avanguardia.
Differenze tra GenZ e Millennials a lavoro
In particolare, i giovani della Generazione Z (nati tra il 1995 e il 2010), sono detti nativi digitali, abituati ad utilizzare dispositivi digitali per quasi tutte le attività quotidiane. Ciò li rende molto inclini e rapidi nell'adottare nuove tecnologie, che vedono come un mezzo per semplificare la vita e migliorare l'efficienza.
Anche i Millennials (nati tra il 1980 e il 1994) - sebbene non siano cresciuti con la tecnologia fin dalla nascita, sono comunque digitalmente competenti e aperti all'adozione di nuove tecnologie. Utilizzano la tecnologia per migliorare la produttività e l'efficienza lavorativa.
In sostanza, entrambe le generazioni sono generalmente favorevoli all'innovazione e al cambiamento, ma i Gen Z tendono ad essere più veloci nell’adattarsi alle nuove tecnologie. Entrambe le generazioni vedono la tecnologia come parte integrante della loro vita lavorativa, ma i Gen Z ne usufruiscono in modo ancora più naturale e pervasivo. Leggi anche l’approfondimento Gen Z e Millennial: opinioni su costo della vita e lavoro.
La GenZ tra speranze, paure e desideri per il futuro
Da casa, dall’ufficio o con una modalità ibrida? Il lavoro del futuro cerca nuovi assetti per conciliare le esigenze delle imprese con i desideri delle persone, alla luce di formule che si sono sviluppate con la pandemia e che sono poi diventare parte integrante del nostro quotidiano, con molti vantaggi ma anche qualche difficoltà, come indica il disagio di molti giovani.
Quali sono le difficoltà percepite dalla GenZ in ambiente lavorativo?
Un sondaggio promosso da Microsoft, ad esempio, evidenzia che il 60% degli appartenenti alla Generazione Z dichiara di trovarsi in una situazione di “difficoltà” (Microsoft Annual Report, 2024). Con la comunicazione digitale si partecipa a più riunioni, si inviano più messaggi ed e-mail e si lavora su più documenti contemporaneamente. È quindi più difficile elaborare le informazioni, perché mancano spunti come il tono di voce, il linguaggio del corpo o le espressioni dell'interlocutore.
Questo crea ciò che viene definito “Digital Static”, cioè il divario tra ciò che si cerca di comunicare e ciò che il ricevente capisce, con una diminuzione della motivazione e del coinvolgimento, ma anche livelli più alti di fatica, ansia e rischio di burnout. L’Italia non fa eccezione.
Le priorità della GenZ: tra flessibilità e benessere mentale
Da un’indagine di Assolombarda emerge quanto la pandemia, la crisi climatica, lo smart working, la transizione digitale ed energetica e la guerra alle porte dell’Europa impattino sulle scelte dei giovani per quel che riguarda il lavoro e le loro scelte di vita. L’aspirazione della Generazione Z è mettere al centro della propria vita gli affetti familiari e il tempo libero.
La centralità delle relazioni affettive è coerente con le caratteristiche considerate più rilevanti per conciliare vita e lavoro: i giovani cercano flessibilità oraria (55%), tempo libero per attività extra (49%), possibilità di fare smart working (35%). Svolgere mansioni poco faticose o poco stressanti è una priorità solo per il 16% del campione: emerge quindi che una parte di giovani sembra non essere spaventata dall’idea di lavorare tanto, purché ci sia la possibilità di gestire il proprio tempo (Centro Studi Assolombarda, 2023). Tuttavia sono presenti studi che registrano anche la preoccupazione per salari bassi e precariato.
Impatto sociale ed economico delle tecnologie
Secondo i dati Istat (2023) emerge che il 60,7% delle PMI italiane ha adottato almeno quattro delle dodici attività digitali indicate dal Digital Intensity Index, rispetto al 57,7% della media UE27. Le PMI italiane mostrano una buona adozione di cloud computing (61,4%) e fatturazione elettronica (97,5%) e il 47,9% utilizza almeno un software gestionale.
Le PMI italiane e l'uso di attività digitali

61,4% cloud computing
97,5% fatturazione elettronica
47,9% software gestionale
Tuttavia, solo il 13,6% delle PMI condivide i dati elettronicamente con fornitori o clienti, contro il 23,5% della media europea. La mancanza di competenze è un freno significativo all’adozione dell’intelligenza artificiale, considerata un ostacolo per il 55,1% delle imprese.
Secondo il “Report on the state of the Digital Decade” del 2024, viene evidenziata la permanenza di lacune importanti del paese in termini di competenze digitali. L’Italia emerge come particolarmente carente nelle competenze digitali di base e avanzate della popolazione, nonché nella formazione di specialisti ICT. Gli specialisti ICT sono il 3,6% dell’occupazione e appena l’1,3% dei laureati, a confronto con rispettivamente con il 4,3% e 3,9% a livello Ue.
L’Italia è 25esima per “capitale umano”, con 12 punti sotto la media UE. Solo il 42% delle persone tra 16 e 74 anni possiede competenze digitali di base (56% in UE), e solo il 22% ha competenze avanzate (31% in UE). Il nostro Pese invece è 10° per l’integrazione delle tecnologie digitali nelle imprese, con il 69% delle PMI italiane che possiedono un livello di intensità digitale almeno di base, contro il 60% della media UE. Tuttavia, l’uso di big data (9% contro 14% in UE) e l’e-commerce (9% contro 12% in UE) rimangono settori deboli.
Investire nell’educazione e nella formazione tecnologica è fondamentale per colmare il divario di competenze digitali in Italia. Ma per affrontare questa sfida, è essenziale promuovere master, collaborazioni con le università e corsi di specializzazione, formando esperti in AI, Cloud, Cybersecurity e Green tech.
Formazione continua, upskilling e reskilling sono cruciali per preparare e tenere aggiornati i lavoratori sulle tecnologie emergenti, così da garantire maggiore sostenibilità e la competitività delle imprese. L’adozione di un approccio formativo olistico, che valorizzi sia le competenze tecniche sia quelle interpersonali e sociali, è indispensabile per il successo futuro nel mondo del lavoro digitale.
Per sostenere lo sviluppo di nuove competenze digitali per gli over 40 abbiamo supportato la creazione del programma "Digital Restart", un'opportunità concreta di reskilling in ambito digitale.
I giovani crescono immersi in un ambiente tecnologico che li rende non solo utilizzatori avanzati di dispositivi e piattaforme digitali, ma anche creatori di contenuti e innovatori. La loro capacità di adattarsi ai cambiamenti e di apprendere nuove competenze digitali può essere sfruttata per guidare l’innovazione e lo sviluppo tecnologico del Paese. Per valorizzare al massimo questo potenziale, è fondamentale investire in un sistema educativo che promuova la formazione tecnologica fin dalle scuole primarie. Programmi educativi mirati, che includano corsi di coding, robotica e intelligenza artificiale, possono stimolare l’interesse e la creatività dei giovani, preparandoli per le professioni del futuro.
Le collaborazioni tra Università e imprese giocano un ruolo cruciale. Queste partnership possono sviluppare programmi di formazione pratica che rispondano direttamente alle esigenze del mercato del lavoro, facilitando l’inserimento dei giovani nel mondo professionale. Ad esempio, stage e tirocini in aziende tecnologiche offrono esperienze pratiche che arricchiscono il percorso formativo degli studenti.
Intesa Sanpaolo è in prima linea sui temi della formazione e dell'occupabilità dei giovani con diversi programmi. In questo contesto si inserisce “Giovani e Lavoro”, un’iniziativa in partnership con fondazione Generation Italy ETS, dedicata ai giovani NEET attraverso percorsi professionalizzanti con l’obiettivo di incentivare l’inserimento lavorativo e colmare il disallineamento tra le competenze richieste dalle imprese e la formazione dei giovani.
Inoltre, incoraggiare l’imprenditorialità giovanile attraverso finanziamenti, incubatori di start-up e programmi di mentorship può stimolare la creazione di nuove imprese innovative. I giovani imprenditori, con la loro visione e la loro familiarità con le tecnologie emergenti, possono introdurre soluzioni innovative e contribuire alla crescita economica del Paese.
Con l’obiettivo di incentivare l’occupazione, anche attraverso l’autoimprenditorialità giovanile abbiamo ideato “Ideas2Grow”, un master Agritech dedicato agli under 34 per valorizzare le idee più innovative e sostenibili nell’agricoltura, dando loro gli strumenti indispensabili per costruire la propria impresa.
L’inclusione digitale è essenziale per evitare che le disuguaglianze sociali si aggravino e per assicurare che ogni giovane abbia l’opportunità di partecipare pienamente all’economia digitale. Per questo è importante garantire che tutti i giovani abbiano accesso alle risorse digitali necessarie: accesso a dispositivi tecnologici, connessioni internet veloci e programmi di alfabetizzazione digitale.
Scopri QUI tutte le altre iniziative sostenute da Intesa Sanpaolo per la formazione e il lavoro.
Data ultimo aggiornamento 20 marzo 2025