Sostenibilità
Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità
La siccità è uno dei disastri naturali più distruttivi in termini di perdita di vite umane e di biodiversità, genera impatti negativi sull’agricoltura, incendi e causa stress idrico e desertificazione. Aggravate dal degrado del suolo e dai cambiamenti climatici, le siccità stanno aumentando in frequenza e gravità.
Le Nazioni Unite stimano che ogni ora si perdono 24 miliardi di tonnellate di terra fertile ogni anno e 15 miliardi di alberi, mentre 1,5 miliardi di persone traggono il loro sostentamento da terreni che sono a rischio desertificazione (UNCCD). Prevenire la desertificazione e la siccità richiede la continua sensibilizzazione di governi, istituzioni e individui. Per questo le Nazioni Unite ogni anno – il 17 giugno – celebrano la Giornata mondiale contro la desertificazione e la siccità. La data non è casuale: il 17 giugno del 1994 è stata infatti adottata la Convenzione ONU contro la desertificazione, con l’obiettivo di mitigare gli effetti della siccità attraverso attività di cooperazione internazionale e accordi di partenariato nei paesi più colpiti, in particolare in Africa, migliorando la produttività dell’agricoltura e incentivando una gestione sostenibile delle risorse del territorio e dell’acqua. La desertificazione, la siccità e il cambiamento climatico sono fenomeni interconnessi e per questo è necessaria una cooperazione collettiva per fronteggiare il degrado del suolo, punto 15.3 dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Desertificazione e siccità: panorami che cambiano nel mondo
I fenomeni sono in crescita, con un aumento del 29% di periodi di siccità registrati dal 2000 e 55 milioni di persone colpite ogni anno. Entro il 2050, la siccità potrebbe colpire circa i tre quarti della popolazione mondiale. È un problema globale e urgente che chiaramente genera un impatto sui flussi migratori.
I cambiamenti climatici hanno già iniziato ad avere un impatto sulla migrazione nei Paesi in via di sviluppo, dove le popolazioni dipendono fortemente dagli habitat naturali e dispongono di pochissime risorse per far fronte ai cambiamenti climatici. Anche molte regioni europee devono far fronte a siccità più frequenti, gravi e prolungate, con effetti a catena sulle infrastrutture di trasporto, l'agricoltura, la silvicoltura, l'acqua e la biodiversità. Con un aumento della temperatura media globale di 3ºC, si prevede che la siccità diventi due volte più frequente e le perdite annuali assolute dovute alla siccità in Europa aumenterebbero a 40 miliardi di euro l'anno, con impatti più gravi nelle regioni del Mediterraneo e dell'Atlantico (Climate Action Commissione Europea).
Siccità in Italia: perché ne parliamo e qual'è l'impatto
L’Italia è un paese già minacciato dalla desertificazione, proprio per questo ha scelto di aderire alla UNCCD nel 1997, sia in veste di paese donatore sia come Stato con aree a rischio. In particolare, Secondo Legambiente sono a rischio desertificazione e siccità Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. La situazione è particolarmente grave in Sardegna, dove il pericolo desertificazione riguarda ben il 52% del territorio regionale, di cui l’11% già colpito.
L’aumento delle temperature e la riduzione delle piogge hanno contribuito a rendere l’Italia il 1° Paese in Europa e il 44° nel mondo per estensione di territorio con un tasso di stress idrico superiore all’80%, definito come il rapporto tra i prelievi totali di acqua e la disponibilità di acque superficiali e sotterranee. I primi tre Paesi per livello di stress idrico si collocano tutti in Medio Oriente, si tratta di Qatar, Libano e Israele (Fonte: Libro bianco 2023: Valore Acqua per l’Italia).
Nel 2022 a causa della siccità molti Comuni hanno dovuto adottare il razionamento di acqua potabile per l’uso domestico, ma l’impatto maggiore provocato dalla mancanza d’acqua si è verificato nelle campagne, dove sono stati stimati danni per 6 miliardi di euro, pari al 10% della produzione agricola nazionale (Coldiretti, 2022) e la mancanza di precipitazioni le scelte delle aziende agricole, che si spostano da mais e riso, due colture particolarmente bisognose d’acqua, verso la soia e il frumento.
Pesante anche il bilancio nel settore energetico, che ha visto crollare la produzione idroelettrica, prima fonte di energia rinnovabile per il nostro Paese, del 37% rispetto al 2021. Oggi in Italia ci sono circa 4.500 impianti di generazione idroelettrica, tre quarti dei quali si trovano nelle regioni settentrionali dell’arco alpino. L’idroelettrico è, ancora oggi, la prima fonte pulita per la produzione di elettricità e rappresenta circa il 40% di tutta la generazione di elettricità da fonti rinnovabili (Huffpost, 2023).
L’Italia, per la sua posizione al centro del Mediterraneo, risulta tra i Paesi che sta subendo le conseguenze più tangibili dei cambiamenti climatici. Se da un lato si registra una riduzione della frequenza e quantità delle precipitazioni, dall’altro la loro intensità è in aumento.
Le piogge intense in Italia sono aumentate del +45,4% all’anno negli ultimi 15 anni (passando da un valore medio di 45 nel periodo 2005-2009 a 275 nel 2015-2019) e gli allagamenti nelle città sono cresciuti annualmente del +27,7% (da una media di 3 nel periodo 2025-2009 a 54 nel 2015-2021).
Ci sono però anche notizie positive, perché l’Italia ha saputo, prima di altri, attivarsi per gestire il fenomeno. Nel 1997 è infatti stato istituito dal Ministero dell’Ambiente il Comitato Nazionale di Lotta alla Siccità ed alla Desertificazione, con il compito di coordinare l’attuazione della Convenzione in Italia. Il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica (CIPE) nel 1999 ha adottato il Programma di azione nazionale per la lotta alla siccità e alla desertificazione, che individua le strategie da mettere in campo sia a livello statale che regionale per combattere la desertificazione e la siccità in Italia seguendo questi ambiti: protezione del suolo, gestione sostenibile delle risorse idriche, riduzione dell’impatto delle attività produttive e riequilibrio del territorio.
L’Italia è stato il primo paese europeo ad aver adottato un piano per raggiungere l’azzeramento netto del degrado delle terre entro il 2030.
Riconoscere il problema, consente di gestirlo e di attivare le partnership più opportune.
L’impegno di Intesa Sanpaolo contro il cambiamento climatico
Intesa Sanpaolo promuove l’utilizzo di energie rinnovabili, l'efficienza energetica e l’economia circolare e supporta la clientela impegnata a ridurre la propria impronta ambientale.
Per aiutare le imprese che ambiscono a migliorare il profilo di sostenibilità e con l’obiettivo di affiancarle in un percorso di cambiamento strutturale, correlando le decisioni di natura economica e finanziaria ai loro impatti ambientali e sociali, proponiamo ad esempio il finanziamento ESG-Linked S-Loan che si caratterizza per riduzioni di tasso per le imprese che raggiungono gli obiettivi di miglioramento delle proprie performance di sostenibilità. Nel 2022 sono stati finanziati attraverso gli S-loan oltre 1.300 progetti per un valore di circa 2,2 miliardi di euro.
Per i privati esiste un’offerta di finanziamenti e servizi green dedicati a chi dimostra attenzione all’ambiente. Le soluzioni di finanziamento sono disponibili non solo per chi vuole acquistare o costruire un immobile con elevata efficienza energetica, ma anche per aiutare chi ne vuole migliorare il rendimento energetico attraverso, ad esempio, la sostituzione di infissi e di caldaie ad alte rese, l’acquisto di mezzi ecologici e l’installazione di pannelli solari e fotovoltaici.
Nel 2023, Intesa Sanpaolo e Intesa Sanpaolo Innovation Center hanno aderito come partner alla Community Valore Acqua di The European House – Ambrosetti, community multistakeholder dedicata all’elaborazione di scenari, strategie e politiche sulla gestione della risorsa acqua.
Nell’ambito di questa partnership hanno inoltre partecipato alla redazione del Libro Bianco Valore Acqua per l’Italia, in qualità di finanziatori e consulenti leader delle imprese italiane che operano nel settore idrico.
Le analisi della Community mostrano che l’Italia è il primo paese dell’Unione Europea per acqua prelevata ad uso civile. Le condizioni infrastrutturali e gli effetti del cambiamento climatico rendono urgente il passaggio a una gestione sostenibile e circolare della risorsa idrica, con investimenti indirizzati a due macro-obiettivi:
- ammodernamento dell’infrastruttura del sistema idrico integrato
- sviluppo degli invasi, fondamentali anche per la produzione di energia idroelettrica, che
nel 2022 è calata del 37,7% a causa della siccità.
Intesa Sanpaolo mira a svolgere una parte attiva nella filiera italiana dell’acqua, assumendo il ruolo di principale partner finanziario per gli operatori del settore, in linea con i propri obiettivi strategici, che prevedono lo sviluppo di una finanza sostenibile, e il trend della Circular Economy, di cui il settore idrico rimane uno dei principali settori di applicazione.
Data ultimo aggiornamento 4 settembre 2024