I giovani tra festival e social media
Continua la riflessione promossa da Intesa Sanpaolo sul tema dei consumi culturali, dopo il confronto lo scorso anno tra consumi live e online, il focus quest’anno è la fruizione culturale delle generazioni più giovani.
Nel 2022 si è visto che la possibilità di fruire da remoto ha reso la cultura più accessibile, fungendo in parte da “traino” per la fruizione dal vivo e che, grazie anche al contributo del digitale, soprattutto i giovani hanno incrementato la partecipazione ai festival artistico-culturali. Da qui lo spunto per approfondire la fruizione culturale di questa fascia di popolazione con una ricerca articolata in due parti: una, con la collaborazione di BVA DOXA, per comprendere che cosa rappresenta la cultura per i giovani, come e dove fruiscono dei contenuti culturali e informativi e che rapporto hanno con i festival culturali, e l’altra, curata da Giulia Cogoli e Guido Guerzoni, con l’obiettivo di studiare i “nuovi festival”, attivi da meno di 10 edizioni.
Cultura e consumi culturali tra i giovani
Il primo punto per una panoramica del fenomeno parte dalla misurazione della fruizione dei festival culturali in Italia. Dall’indagine emergono molti dati interessanti, intanto la survey di ottobre 2023 indica che c’è una buona propensione alla partecipazione ai festival; infatti, il 35% degli italiani dichiara di essere stato ad almeno un festival culturale negli ultimi 3-5 anni. La composizione del 35% dei partecipanti ricalca quella della popolazione italiana in termini di età: i partecipanti più numerosi fanno parte della generazione dei Boomers e Gen X, meno numerosi i Millennials e la Gen Z, che mostrano però una più elevata propensione alla partecipazione: il 43% dice di essere stato a un festival, contro il 29% delle altre generazioni. Emerge inoltre che tra le tipologie di festival più seguiti ci sono quelli a tematica ambientale e scientifica/tecnologica.
L’interesse nei riguardi delle tematiche è la principale motivazione che spinge alla partecipazione ai festival, ma non trascurabile è il ruolo dell’università nella promozione di questi eventi. Non emergono barriere o preconcetti culturali, prevalgono piuttosto impedimenti strutturali: la distanza per raggiungere il luogo dell’evento e la mancanza di conoscenza sono tra le cause più citate di non partecipazione ai festival.
Dalla fase quantitativa dell’indagine emerge che nel complesso i giovani sono propensi ad andare ai festival, rimane da indagare il significato e il vissuto del concetto di "cultura" tra i giovani sensibili ai temi culturali, i contenuti e format digitali e social di riferimento, infine le aspettative nei confronti dei festival culturali.
Per i gruppi intervistati, giovani con buona esposizione ai contenuti culturali, la cultura è principalmente uno strumento per comprendere e interpretare la complessità del reale, non è uno show off, è crescita personale, deve essere accessibile, condivisa, non elitaria. Per fruire della cultura, i giovani considerano sia il canale online che quello offline, spesso integrandoli. Ai loro bisogni risponde bene il mondo dei social, con strumenti in linea con le loro esigenze e stile comunicativo. I giovani sono costantemente online e nell’accesso ai siti seguono un approccio fluido, casuale, istintivo. L’analisi dei riferimenti culturali web seguiti dagli intervistati fa emergere più nel dettaglio il loro mindset e ciò che suscita il loro interesse. I canali social di riferimento hanno un registro leggero, semplice, con un focus sull’attualità e un approccio non ideologico. La sfida è soddisfare una domanda di cultura che sia in sintonia con il loro modo di intenderla e fruirla.
Per quanto riguarda i festival alcuni dei desiderata espressi dai giovani sono: essere itinerante, prevedere speaker conosciuti, provenienti dal web e che tengano interventi brevi, format che prevedano la possibilità di interazione, arricchiti anche da laboratori tematici, workshop ed eventi collaterali.
Comprendere il mondo culturale dei giovani è il primo passo per costruire le iniziative del futuro, valutando cosa dei canali digitali mutuare nei festival e quali format seguire.
Festival 2023: I festival di seconda generazione
La seconda indagine, “Effettofestival 2023”, curata da Giulia Cogoli e Guido Guerzoni, è dedicata ai festival di seconda generazione, ovvero alle manifestazioni con meno di dieci edizioni, per capire se e in quale misura si differenziano dai modelli affermatisi negli scorsi anni. Dalla ricerca, che ha mappato 123 festival di seconda generazione, emerge che il format “festival di approfondimento culturale” a quasi 30 anni dalla nascita è in gran forma: cambiano i temi caldi e le generazioni dei pubblici, ma il formato gode d’immutato successo. I festival di seconda generazione hanno una distribuzione territoriale più omogenea di quelli storici, concentrati invece al nord e al centro. I festival più recenti che si tengono nelle regioni meridionali e nelle isole godono di un apprezzabile riconoscimento, entrambi i format sono concentrati nei periodi primaverili o autunnali.
Stanno cambiando i main topic, con una spiccata tematizzazione, talora specialistica: i festival di seconda generazione sono più focalizzati sulle questioni sociali, la sostenibilità, l’ambiente, i diritti e l’innovazione. Da notare che sono organizzati soprattutto da enti privati e la loro fruizione è in larga parte gratuita.
Festival e cultura tra Gen Z, Gen X e Millenials
La conferenza è la tipologia di evento più ricorrente, mentre le trasmissioni in live-streaming calano e le attività digitali e phygital non si sono radicate come invece immaginato nel periodo pandemico. Il predominio delle conferenze rivela che, quando si cerca l’approfondimento culturale dal vivo, si è disposti ad ascoltare per 60-90 minuti i relatori più interessanti: il valore esperienziale è immersivo e ripaga dello sforzo fatto e del tempo dedicato. L’analisi più interessante è stata svolta sui relatori, censendo 9.421 record fra i festival di prima e di seconda generazione, un campione molto ampio e mai rilevato sino ad ora. La presenza di relatori maschi è prevalente in entrambi i campioni analizzati, e anche la distribuzione generazionale è simile. La Generazione X risulta essere la più rappresentata, mentre la generazione Z è il fanalino di coda. Entrambi i campioni registrano l’aumento dei relatori maschi al crescere dell’età, mentre la presenza di relatrici donne prevale tra le fasce d’età più giovani: rappresentano la maggioranza nella Gen Z e, per i festival più storici, anche dei Millennials.
Per quanto concerne i direttori, la parità di genere è ancora lontana: oltre il 70% di uomini nei festival di seconda generazione, una percentuale inaspettatamente superiore a quella dei festival più storici in cui gli uomini rappresentano circa il 61%. I direttori dei festival più affermati in media hanno 5 anni in più dei loro colleghi che dirigono quelli di seconda generazione. Per le donne e i giovani i posti di rilievo organizzativo nei festival di approfondimento culturale sono ancora limitati. L’analisi comparativa ha permesso di acquisire informazioni inedite sulla nuova leva di festival italiani, confrontandoli con alcuni dei più longevi, inoltre interessante è l’analisi dei relatori più presenti, coloro che hanno partecipato ai festival di prima e di seconda generazione, da cui emerge che tra i più richiesti ci sono uomini ultracinquantenni, principalmente giornalisti. Ci sono relatori che hanno partecipato a diversi festival, segnale che la partecipazione può essere diventata una seconda professione. La cultura live non solo riempie le piazze ma anche i teatri. Letture attoriali di nuovi libri, conferenze spettacolarizzate, approfondimenti tematici, nati per i festival, ora stanno riempiendo anche i palinsesti dei teatri, un’ulteriore prova di come i festival di approfondimento culturale abbiano rivitalizzato la trasmissione culturale live.
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Data ultimo aggiornamento 28 ottobre 2024 alle ore 16:33:25