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Cultura

Mancini e Gemito sono in mostra a Pescara

Inaugurata lo scorso 14 ottobre a Pescara al Museo dell’Ottocento - Fondazione Di Persio Pallotta, la mostra Antonio Mancini Vincenzo Gemito rimarrà aperta al pubblico sino all’11 marzo 2024. In esposizione ben 140 opere dei due riconosciuti maestri dell’arte pittorica e scultorea napoletana a cavallo fra Otto e Novecento, di cui 16 capolavori della Collezione Intesa Sanpaolo provenienti dalle Gallerie d’Italia di Milano e Napoli. Altre opere arrivano da collezioni private e istituzioni museali quali la Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino, il Museo delle Raccolte Frugone di Genova, la Galleria d’Arte Moderna di Milano, la Fondazione Cardinale Giacomo Lercaro - Raccolta Lercaro di Bologna, la Galleria d’Arte Moderna di Roma, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Direzione Regionale Musei Campania - Museo Certosa di San Martino di Napoli. La curatela è affidata a Manuel Carrera, Fernando Mazzocca, Carlo Sisi e Isabella Valente. 

Museo dell’Ottocento Pescara: Mancini e Gemito a confronto

La mostra concentra la propria forza espositiva sul confronto fra le rispettive maestrie artistiche del pittore Antonio Mancini (Roma 1852-1930) e dello scultore e disegnatore Vincenzo Gemito (Napoli 1852-1929), evidenziandone sia i punti di contatto, legati in parte al periodo della formazione e all’esaltante esperienza parigina, sia le divergenti, personali ricerche materiche e introspettive (che portarono entrambi a gravi crisi nervose). Nella mostra viene inoltre dato risalto al rapporto che i pittori ebbero con altri importanti artisti dell’epoca e con i mecenati

1. ©Archivio dell’arte - Pedicini fotografi
2. Collezione Intesa Sanpaolo, inv. 014635 | Archivio patrimonio artistico Intesa Sanpaolo, foto Luciano Pedicini
3. matita su cartoncino - Napoli, Gallerie d’Italia Collezione Intesa Sanpaolo, inv. 014237 ©Archivio Patrimonio Artistico Intesa Sanpaolo, foto Luciano Pedicini
4. inv. GAM 1550 | ©Museo delle Raccolte Frugone, Genova

Per Mancini fu decisivo l’incontro con la pittura naturalistica delle chiese partenopee del Seicento e, soprattutto, la folgorazione per il genio del Caravaggio. Per tutti e due, grandi sollecitazioni giunsero dai fermenti della Napoli della seconda metà dell’Ottocento, in continua relazione con le più importanti tendenze artistiche d’Europa provenienti dalla Francia, dall’Inghilterra e dalla Spagna. Dopo l’esperienza di vita a Parigi, ricca d’incontri e confronti con i principali punti di riferimento dell’epoca - da Giuseppe De Nittis e Giovanni Boldini, agli impressionisti Edgar Degas e Édouard Manet, a Ernest Meissoiner - la pittura ricca di pennellate impetuose e colori luminosi di Mancini trovò naturale sbocco e grandissima fama a Roma, anche grazie al successo che le sue opere riscossero fra i collezionisti stranieri. Gemito dal canto suo, afflitto da seri disturbi psichici, rientrò a Napoli dove ebbe inizio un proficuo confronto con la tradizione ellenistica e con la scultura manierista e orafa. 

La mostra si avvale del patrocinio del Consiglio Regionale dell’Abruzzo, del Comune di Pescara e del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Il nostro contributo alla mostra è rappresentato dal prestito di sedici opere provenienti dalle sedi delle Gallerie d’Italia di Napoli e Milano.

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