Le strade sono percorse da auto elettriche e a guida autonoma, gli incroci sono regolati da semafori intelligenti, gli oggetti si scambiano informazioni tra di loro grazie all’Internet of Things. Ma ci sono anche ampi spazi verdi, il traffico è fluido ed è possibile praticare una mobilità sostenibile fatta di bike sharing, car sharing e auto ibride o elettriche.
La smart city introduce anche alcuni rischi: l’uso sempre più ampio delle soluzioni digitali e dei dati può portare a fenomeni come la sorveglianza di massa e la lesione della privacy, che andranno gestiti con attenzione da normative attualmente in via di sviluppo, oltre a sollevare problemi etici e di cyber security.
I nuovi sistemi informatici rischiano di diventare sempre più autonomi, ossia sganciati dall’interazione con esseri umani. Un esempio classico è quello delle automobili a guida autonoma, con il completo affidamento di decisioni strategiche a strumenti sempre più complessi e di difficile comprensione, che qualcun altro ha costruito per noi e che se da un lato permettonodi ottimizzare alcune funzionalità (sensori capaci di predire collisioni o compensare quando c'è poca attenzione), in ultima istanza, potrebbero assumere comportamenti anomali perché difettosi o perché vittime di attacchi esterni. Si stanno quindi definendo tecniche, modalità, processi e normative che minimizzino questa tipologia di rischi.
Un esempio di tecniche molto performanti, ma di difficile spiegazione, è quello delle reti neurali, molto diffuse nell'ambito dell'intelligenza artificiale. Una rete neurale artificiale (in sostanza, un modello matematico che si ispira al funzionamento delle reti neurali biologiche) si ritrova ad esempio nei processi di riconoscimento facciale o vocale già in uso nei nostri smartphone, nei sistemi radar di nuova generazione.