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Jannik Sinner: l’Italia ha un nuovo campione Slam
Contenuto realizzato in collaborazione con la redazione di Ubitennis diretta da Ubaldo Scanagatta
28 gennaio 2024, ore 13 e 31 in Italia (+10 a Melbourne): sono queste data e ora in cui Jannik Sinner è diventato un campione Slam. Il traguardo che tutti i ragazzi che giocano a tennis sognano al pari di diventare numero 1 del mondo. Il titolo che, nei giudizi sulle carriere dei professionisti, fa la differenza tra chi viene considerato “solamente” un ottimo giocatore e chi può essere annoverato tra le massime eccellenze di questo sport. Pochi eletti, baciati da un talento innato e in grado di coltivarlo e affinarlo, ce la fanno. E ora Jannik è ufficialmente tra questi.
È il terzo azzurro a farcela (quinto allargando il discorso anche al femminile): prima di lui soltanto Pietrangeli nel 1959 e nel ’60 e Panatta nel ’76 - entrambi sulla terra del Roland Garros. Insomma, siamo al cospetto di una vittoria epocale. Quella che stiamo vivendo, infatti, non è “semplicemente” la golden age del movimento italiano: i fatti ci dicono che il tennis mondiale non è mai stato così azzurro. Nel giro di due mesi sono infatti arrivati Coppa Davis (anche lei mancante dal 1976) e titolo dell’Australian Open. Entrambi nel segno dello stesso ragazzo 22enne con i capelli rossi e ricci: il fuoriclasse che l’Italia aspettava da tempo e che probabilmente non aveva mai avuto.
La nuova stagione è così iniziata nello stesso modo in cui era finita la precedente: con Sinner davanti a tutti. Non ancora in classifica, ma sul campo sì. Lo Slam australiano era il primo torneo del 2024 di Jannik e nelle due settimane a Melbourne ha prima spazzato via le incognite che ogni ripartenza porta solitamente con sé e poi messo in fila tutti i migliori avversari possibili: nessun percorso semplificato, nessuna fortuna. Ai quarti il numero 5 del mondo Rublev, in semifinale il numero 1 Djokovic che non perdeva in Australia da 6 anni e per finire il numero 3 Medvedev, rimontandolo da uno svantaggio di due set a zero, come era riuscito solamente a leggende come Lendl, Agassi, Nadal e proprio Djokovic. A 22 anni Sinner è diventato Grande anche per la storia del tennis.
Jannik Sinner all’Australian Open 2024
Il 26 novembre Jannik Sinner alzava insieme ai suoi compagni di Nazionale la leggendaria “insalatiera” dopo aver ricoperto il ruolo di leader assoluto nelle Finali di Malaga. Molti dei suoi colleghi, nel frattempo, erano in vacanza già da un paio di settimane. Per questo motivo, il 2024 tennistico del nostro portacolori inizia con leggero ritardo rispetto a quello degli altri big, impegnati tra United Cup e tornei di preparazione all’Australian Open. Jannik e il suo team optano per dare il via alla nuova stagione direttamente in occasione del primo Slam dell’anno, in modo da ampliare la fase di preparazione (dopo qualche giorno di meritato riposo). L’unico warm-up è rappresentato dal Kooyong Classic, un torneo di esibizione in cui l’azzurro batte agevolmente prima l’australiano Polmans e poi il più quotato Ruud: partite non ufficiali ma tanto basta per capire che Sinner non è poi così arrugginito.
“Siamo arrivati qui a Melbourne abbastanza in anticipo per affinare la preparazione. Ogni giorno il feeling con il campo migliora. Domenica avremo tutte le risposte, poi vedremo come va, ma mi sento abbastanza fiducioso di essere pronto per giocare del buon tennis”. Così Jannik alla vigilia dell’esordio programmato per la giornata inaugurale del torneo. Il sorteggio pone l’azzurro (numero 4 del seeding) nella parte alta del tabellone: la stessa di Djokovic, con cui potrebbe incontrarsi in semifinale. L’avversario di primo turno è invece l’olandese Botic Van De Zandschulp, numero 59 del mondo.
Sinner manda subito segnali positivi in termini di condizione atletica. Qualche incertezza in più a livello tecnico, soprattutto con la prima di servizio e il dritto, evidentemente – e comprensibilmente – ancora in rodaggio. Nulla di così preoccupante comunque: l’azzurro gestisce bene il vantaggio nel primo set dopo aver brekkato in apertura. Più articolato il secondo parziale, in cui l’olandese amministra con sicurezza i turni di battuta. Jannik, però, non perde la calma e si fa trovare pronto appena l’avversario commette un paio di sbavature in fase offensiva: sul 5-5 arriva il break che vale il set per l’altoatesino. Sembra così iniziare la discesa verso il traguardo, ma il numero 4 del mondo prima non concretizza quattro opportunità per partire con un break anche nel terzo parziale e poi, nel più classico dei passaggi a vuoto, perde a zero la battuta. Si tratta però solo di una breve parentesi: Jannik si riattiva immediatamente e infila quattro game consecutivi che fanno da premessa al 6-3 finale dopo 2 ore e 35 di gioco.
In conferenza stampa, il giovane campione azzurro commenta così il suo esordio stagionale: “Non è mai semplice rompere il ghiaccio, ancora di più in uno Slam. Sono però soddisfatto del match che ho disputato. Ci sono stati momenti in cui ho commesso degli errori nelle scelte ma può accadere al primo incontro di un Major dopo non aver giocato tornei preparatori. Non vedevo l’ora di tornare a vivere un incontro ufficiale. Il 3 su 5 mi aiuterà di sicuro a trovare la forma migliore, perché ti permette di restare in campo un po’ più a lungo”.
Per il secondo turno il tabellone propone un altro olandese: questa volta il classe 2000 De Jong, proveniente dalle qualificazioni. Se già il primo match si era sviluppato senza particolari problemi per Sinner, la nuova pratica scivola via ancora più facilmente grazie a una prestazione in questo caso davvero impeccabile. Dopo i primi quindici minuti di assestamento, Jannik alza i giri del motore e sovrasta da fondocampo l’avversario, il cui tennis è troppo leggero per impensierire l’italiano. Oltretutto, anche la prima di servizio è più precisa rispetto al match d’esordio e in generale il 22enne di San Candido perde solamente 10 punti in battuta: meno di uno a game in media. I set scorrono rapidamente e dopo un’ora e 45 minuti di gioco è già momento della stretta di mano tra i due contendenti: il tabellone del punteggio registra un triplo 6-2 che non ammette repliche.
Dopo la sfida di Coppa Davis e il primo turno con Van De Zandschulp, Sinner si conferma bestia nera per gli olandesi. In attesa di test più probanti, Jannik mostra comunque la sua soddisfazione in sala stampa: “Ho sentito bene da subito la palla, sin dal riscaldamento direi. Un po’ tutto ha funzionato bene, dal servizio al rovescio. Bisognerà vedere come reagirò quando i set saranno più lottati, ma per il momento va bene”.
La prima testa di serie sul cammino di Sinner si presenta al terzo turno: si tratta del numero 26 del seeding Baez, già battuto dall’azzurro a Shanghai lo scorso ottobre. In quell’occasione l’argentino era riuscito a strappare un set a Jannik tenendogli testa per la prima metà dell’incontro. Poi però era emersa tutta la differenza di caratura a favore del nostro portacolori. Il nuovo confronto tra i due sembra seguire quella scia: Sinner innesta subito le marce più alte e non lascia margine di manovra all’avversario, costretto a difendersi da posizione arretratissima. In pochi minuti l’italiano è già sul 4-0 che diventa un bagel (6-0) dopo appena mezz’ora di gioco. Il secondo set sarebbe un copia-incolla se non fosse per il fatto che Baez riesce quantomeno a conquistare un game.
Nel terzo, poi, Jannik entra in modalità gestione (e risparmio): qualche errore permette all’argentino di restare più vicino nel punteggio, ma la sostanza non cambia. Dopo un’ora e cinquanta minuti Sinner si guadagna l’accesso agli ottavi di finale per l’undicesima volta negli Slam: superato Berrettini, davanti rimane solo Pietrangeli. Le sensazioni in vista dell’inizio della seconda settimana (e quindi della fase più calda) del torneo sono ottime e l’altoatesino lo conferma: “Credo di aver giocato molto bene. Siamo molto felici di come sto in questo momento. In generale la scelta di non giocare a inizio anno sta pagando. Adoro le condizioni di oggi, perché non c’era né vento né sole. Ho preso le decisioni giuste e ho sfruttato tutte le possibilità che ho avuto”.
Il livello degli avversari continua gradualmente ad alzarsi e negli ottavi Sinner se la deve vedere con il numero 15 del mondo Khachanov, affrontato l’ultima volta nel 2021. Il russo prova a giocarsi le sue carte spingendo non appena se ne presenta l’occasione: una strategia rischiosa che infatti contribuisce al primo break di Jannik, bravo comunque a metterci del suo con due vincenti di dritto. La chiusura del set è tutt’altro che una formalità per l’azzurro, in difficoltà ad alzare le percentuali di prime in campo. Con grande attenzione, però, il numero 4 del mondo annulla tre palle break e archivia il primo parziale. Le difficoltà con il servizio si confermano purtroppo anche nel secondo set. Khachanov può quindi annullare il tentativo di allungo dell’avversario ma non è abbastanza concreto per ripetersi e tentare lui la fuga. Jannik, allora, non perdona: prima annulla una palla del 3-5 con un ace e poco dopo piazza un guizzo che gli vale il break decisivo per poi fare suo il set sul 7-5.
Il terzo parziale si apre sullo stesso livello di intensità di fine secondo. Il russo dà fondo alle sue energie ma non ottiene alcun vantaggio e così Sinner persevera nel tenere alto il ritmo (allo stesso tempo variandolo) fino a quando Khachanov incappa nell’errore che chiude virtualmente l’incontro. Avanti 4-3 e servizio, Jan non si volta più indietro e archivia la pratica dopo 2 ore e 35 minuti di gioco. Un altro 3-0 che rende l’azzurro l’unico giocatore tra gli ultimi 8 in gara a non aver perso ancora un set. Contro Rublev, Jannik giocherà il suo sesto quarto di finale Slam (eguagliati Berrettini e Panatta): “Non guardo ai record, faccio la mia storia personale – dice il classe 2002 in sala stampa – Sono contento di essere di nuovo nei quarti di uno Slam. Sembra abbastanza facile ma è veramente difficile arrivarci. Oggi per due set ho avuto delle difficoltà col servizio. Da fondo campo mi sono sentito bene, credo di aver fatto le scelte giuste e l’atmosfera è stata bella: quindi una partita positiva”.
Tra Sinner e la sua prima semifinale a Melbourne c’è Rublev, con cui non ha mai perso se non per ritiro (4-2 il bilancio dei precedenti ufficiali). Per la prima volta nel torneo Jannik si trova a giocare nella serata australiana che in realtà diventa notte per via del prolungarsi dei match precedenti programmati sulla Rod Laver Arena. Il primo quindici si gioca infatti pochi minuti prima delle 23 locali (“Quando giochi un quarto Slam l’orario non importa” – dirà poi l’azzurro, a dimostrazione della sua concentrazione). Le prime chance di break dell’incontro sono in favore di Rublev, partito bene soprattutto dal lato del rovescio. Servizio e dritto di Jannik rispondono presenti e, poco dopo, è il russo ad andare in difficoltà: Andrey forza troppo con il dritto e si fa brekkare. L’azzurro non concede nessuna chance di rientro all’avversario ed è 6-4.
Nel secondo parziale sembra riproporsi lo stesso schema ma questa volta Sinner non sfrutta le occasioni, complice anche un dolore all’altezza dell’addome che sembra però passeggero (“Non mi preoccupa perché poi dopo quel fastidio è andato via. Non so se fosse una questione di respirazione o per qualcosa che ho mangiato” – spiegherà nel post-partita l’altoatesino). Si arriva così al tie-break, dove Rublev sembra poter contare su uno stato di grazia. Jannik si ritrova infatti sotto 5-1, ma poi si aggiudica con un dritto in corsa fulminante uno scambio mozzafiato sul 2-5 che stravolge l’inerzia del tie-break. Seguono infatti altri quattro punti consecutivi dell’azzurro che si porta avanti di due set. In apertura di terzo, Sinner riesce a gestire le scorie della rimonta e sul 3-2 compie l’ultimo decisivo allungo mettendo in mostra tutta la solidità del suo dritto. A Rublev non riesce nessun ribaltone e così dopo 2 ore e 40 di gioco è 6-4 7-6 6-3.
La partita che tutti aspettavano sin dalla compilazione del tabellone ci sarà: Sinner-Djokovic, atto VI. “E’ proprio per queste partite che mi alleno. Lui ha un record incredibile qui, per me sarà un piacere giocare contro di lui, soprattutto nelle fasi finali di un torneo come questo quando le cose si fanno un po’ più interessanti. Non vedo l’ora di giocare. Cercherò di controllare il controllabile, di dare il cento per cento, di lottare su ogni palla e avere il giusto atteggiamento. Poi vediamo quello che succede. La preparerò nel miglior modo possibile”. Dopo aver vinto due delle ultime tre sfide con il numero 1 del mondo (prima alle Finals di Torino e poi in Coppa Davis con i memorabili tre match point annullati), Jannik promette battaglia anche in questa occasione.
L’orario dell’incontro non sorride ai tifosi italiani: si gioca nel primo pomeriggio australiano e il match inizia quindi alle 4.30 della notte italiana. Sono però in tanti ad aver deciso di fare questa piccola follia rinunciando a preziose ore di sonno per vedere una partita che può essere storica. La scelta dei nottambuli sembra essere immediatamente ripagata da Jannik che entra nel match senza tensione e con le idee chiarissime. Djokovic, invece, pare essere rimasto negli spogliatoi. La prima di servizio latita e anche quando entra non è granché efficace e così un Sinner aggressivo e attento si porta rapidamente sul 3-0. Il serbo regala insolitamente diversi punti semplificando la vita all’azzurro. Ne deriva una sensazione di netta superiorità di Jannik e, soprattutto, un altro break che mette un’ipoteca sul primo set. Dopo 36 minuti è 6-1!
Nel secondo parziale il numero 1 del mondo ritrova, ma solo a sprazzi, l’aiuto della prima e prova a entrare in partita almeno da un punto di vista nervoso. Il 22enne di Sesto Pusteria non si fa però minimamente condizionare e persevera nel suo gioco fatto di accelerazioni sempre ben ponderate oltre che magistralmente realizzate. Il gap visto nel primo set rimane tale e quale. Lo score, infatti, si ripete quasi identico: dopo il 6-1, 6-2. Cambia qualcosa invece nel terzo con Djokovic che evita un’altra fuga dell’avversario ma che comunque non riesce a mettere pressione nei turni di risposta (a fine partita saranno incredibilmente zero le palle break concesse da Sinner). Il set viene quindi deciso al tie-break: gestendo la delicatezza del momento Jannik si procura un match point ma qui la tensione prevale. Con tutta la sua esperienza, allora, Nole si salva e allunga l’incontro.
Il rischio è che la mente dell’azzurro non riesca ad andare oltre l’occasione avuta e che subentrino anche i fantasmi della rimonta subita nel 2022 a Wimbledon. Emerge così tutta la solidità emotiva e tennistica di Sinner che supera anche questi ostacoli e, al secondo tentativo, ottiene quel break che fa tirare un sospiro di sollievo a tutti i tifosi davanti alla televisione (ormai in Italia sono quasi le 8). A Djokovic, questa volta, non riesce alcun recupero mirabolante. Dopo 3 ore e mezza di gioco, Sinner può esultare: a modo suo, in maniera moderata.
È una vittoria epocale, sotto tutti i punti di vista: Jannik raggiunge la sua prima finale Slam portando per la prima volta la bandiera italiana nell’ultimo atto dell’Australian Open; Nole non perdeva a Melbourne da sei anni e non aveva mai perso una volta superati i quarti di finale. “Questo per me è stato un grande test per capire a che punto ero fisicamente. Non è stato semplice, sei così vicino alla vittoria e, invece, poi nella tua mente capisci che la strada è ancora lunga. Mi sono seduto e ho pensato al fatto che il punteggio era ancora positivo per me […] Ho provato tanta felicità e grande soddisfazione perché abbiamo lavorato tanto per arrivare fino a questo punto. Ma il torneo non è finito: c’è una partita importante per me e per la mia carriera”. Bisogna completare una storia già straordinaria.
Le domeniche delle finali Slam sono giornate particolari. Ovattate, fino all’inizio del match: c’è bisogno di riflettere, quasi di meditare su quello che è stato e su quello che potrà essere a seconda del risultato della finale perché mai niente è come prima nel tennis dopo l’assegnazione di uno Slam. Quel che si sa già, in questo caso, è che sarà il primo Australian Open dal 2014 a non essere vinto da quei Big Three che hanno segnato un’epoca. Se per Sinner si tratta di una prima volta, il ruolo dell’esperto viene allora giocato da Medvedev che ha già conquistato uno Slam (US Open 2021) e giocato in tutto cinque finali. Daniil, che è sopravvissuto a Zverev in semifinale rimontando due set di svantaggio, però non è il favorito. Per due motivi principali: Jannik arriva alla finale con quasi 7 ore in meno passate in campo durante il torneo e, soprattutto, ha vinto gli ultimi tre confronti con il russo – tutti durante lo scorso autunno – dopo aver perso i primi sei.
I pronostici, però, lasciano il tempo che trovano dinanzi a occasioni così importanti e infatti il match inizia in maniera del tutto imprevedibile sia da un punto di vista tattico che di punteggio. Medvedev, subito efficace al servizio, è molto più aggressivo rispetto ai suoi standard anche in risposta come si intuisce dalla posizione adottata per ribattere ai servizi dell’italiano. Il combinato di sorpresa per l’atteggiamento dell’avversario e di tensione rende così innocuo il tennis di Sinner che non trova l’aiuto della prima di servizio e si fa brekkare due volte. Dopo meno di 40 minuti il primo set va quindi in archivio con il punteggio di 6-3 in favore del russo. La palla del numero 3 del mondo è sempre ficcante (specie sulla diagonale di rovescio) e non dà quasi mai la possibilità a Jannik di effettuare le sue classiche accelerazioni in lungolinea. Così anche nel secondo parziale Daniil scappa via con due break portandosi rapidamente sul 5-1. Qui l’azzurro riesce a trovare le energie mentali per reagire e provare a minare le certezze di Medvedev ma il vantaggio del russo non permette comunque di ribaltare l’esito del set.
Che qualcosa stia iniziando a cambiare, però, lo si avverte più chiaramente durante il terzo. I colpi di Daniil non sono più così penetranti e Sinner riesce finalmente a tenere tranquillamente i suoi turni di battuta. Gli errori di dritto del moscovita aumentano e Jannik, nonostante si dica “morto” sul 4-4, nel game successivo coglie al volo la prima opportunità di break del parziale che equivale a un set point: c’è ancora partita. Nel quarto l’andamento è molto simile ma c’è un elemento che si fa sempre più evidente: le gambe di Medvedev non girano più come prima. Entrambi hanno delle occasioni ma la più ghiotta è quella per il russo le cui speranze di avvicinarsi sensibilmente al traguardo sono però spezzate da un ace provvidenziale di Sinner. Come nel terzo, allora, Daniil batte sul 4-5 e l’azzurro produce il massimo sforzo in risposta per prendersi con enorme cinismo la possibilità di giocarsela al quinto.
L’inerzia, adesso, è tutta dalla parte di Jannik che ha più energie sia da un punto di vista fisico che mentale (nella testa di Medvedev si fanno largo gli spettri della finale persa esattamente due anni fa con Nadal dopo essere stato in vantaggio di due set) e infatti gioca meglio dell’avversario. L’equilibrio, allora, si spezza già nel sesto gioco questa volta e così sul 5-3 il talento azzurro va al servizio per laurearsi campione Slam. Un po’ di tensione è inevitabile ma Jan ne viene fuori alla grande lasciando andare un tracciante di dritto lungolinea dei suoi sul match point. È finita! La rimonta è completata: Jannik Sinner, 22 anni, da Sesto Pusteria in provincia di Bolzano, Italia, è campione dell’Australian Open 2024. È il primo italiano nell’albo di questo storico torneo che negli ultimi 18 anni solo una volta aveva visto alzare il suo trofeo da un giocatore che non fosse Djokovic, Nadal o Federer. Gli anglofoni direbbero “groundbreaking”.
Tra le parole del neo-campione Slam quelle più commoventi sono per i genitori: “Un pensiero per tutti quelli che mi hanno sostenuto da casa, in primis i miei genitori che mi hanno sempre permesso di scegliere e non mi hanno mai messo pressione. Auguro a tutti i bambini di avere la stessa libertà”. Sul match invece: “Sono davvero felice di come ho gestito le cose oggi. La partita è stata estremamente difficile. Devo ancora rendermi conto di quello che ho fatto”. Infine, lo sguardo già rivolto ai prossimi obiettivi e al lavoro, la chiave di questo successo: “Sappiamo che se vogliamo avere l’opportunità di sollevare un altro grande trofeo dobbiamo migliorare ancora. Il percorso e il duro lavoro pagano sempre”.
Il culmine di un percorso straordinario. Adesso ne inizia un altro
Un Paese intero ha esultato. Gli italiani – tutti, anche i meno sportivi – ora sanno con certezza di avere un loro rappresentante nel mondo di cui andare estremamente fieri. Dopo Gino Bartali, Nicola Pietrangeli, Pietro Mennea, Paolo Rossi, Alberto Tomba, Valentina Vezzali, Valentino Rossi, Federica Pellegrini (e altri che meriterebbero di essere in questa lista), è arrivato Jannik Sinner: il primo appartenente alla cosiddetta Generazione Z. Gli addetti ai lavori e i tifosi più esperti ci speravano già da tempi meno sospetti: per la precisione dal maggio 2019 quando una versione più capellona di Sinner superò le pre-qualificazioni degli Internazionali d’Italia e poi fece il suo esordio sul Centrale del Foro italico battendo l’allora numero 59 del mondo Steve Johnson. Lo fece in rimonta e annullando un match point: segni del destino che oggi potremmo definire inequivocabili.
Poi, un passo alla volta e a ritmo sostenuto, il numero di persone convinte che fossimo di fronte a un futuro campione ha continuato a crescere: a fine 2019 la vittoria alla Next Gen a Milano lo ha fatto conoscere anche al di fuori dell’ambito tennistico e sportivo; nel 2020 le prime affermazioni su avversari teoricamente di livello superiore e il primo titolo ATP hanno rinforzato le speranze; nel 2021 la continuità di risultati e la scalata della classifica hanno confermato la solidità mentale di questo ragazzo appena maggiorenne; nel 2022 i problemi fisici hanno fatto dubitare i più scettici ma nel frattempo Jannik faceva le prove iniziando a mobilitare gran parte del Paese per il quarto di finale di Wimbledon con Djokovic in cui si portò avanti di due set; nel 2023 il primo Masters 1000 ha rasserenato chi cominciava a spazientirsi e poi il cammino alle Finals di Torino e le vittorie in Davis hanno cancellato qualsiasi resistenza: tutta l’Italia si è innamorata di Sinner.
Oggi le prime pagine dei quotidiani nazionali sportivi sono tutte esclusivamente per lui: il calcio, per una volta, deve accettare la sconfitta. E forse è bene che si abitui. Anche i giornali generalisti hanno tutti una bella foto di Jannik che mostra quasi imbarazzato il suo trofeo sullo sfondo azzurro della Rod Laver Arena. Orgoglio, leggenda, rivoluzione, storia sono le parole utilizzate nei titoli.
Non sono mancati momenti difficili e battute d’arresto e l’impazienza, figlia della consapevolezza generale che un potenziale come quello a disposizione di Sinner non si vedeva da decenni, a volte ha fatto vacillare anche i più fiduciosi. Così scrive Emanuele Atturo su “Ultimo Uomo”: “Il suo tempo sarebbe arrivato, si diceva, ma continuava a esistere il sospetto che no: il suo tempo poteva anche non arrivare mai. Oggi che siamo così felici, vale la pena tener presente che – davvero – questo momento non sarebbe potuto arrivare mai, o comunque non così presto. Tenerlo presente non per sminuire il talento di Jannik Sinner, ma per dare il giusto valore all’eccezionalità della sua impresa”.
In realtà quello di Sinner è stato un percorso lineare, costante e ragionato, anche nelle scelte più impopolari come quella di saltare il girone di Davis a Bologna dello scorso settembre. In quel momento l’amore tra il Paese e il 22enne di Sesto Pusteria sembrava si stesse spezzando proprio sul nascere e invece da lì in avanti Jannik ha accelerato ulteriormente facendo esplodere la passione degli italiani, quasi increduli di fronte alla sensazione di superiorità che Sinner ha emanato in ogni sua partita negli ultimi cinque mesi. Tutte eccetto l’ultima in cui ha saputo restare in partita e attendere il momento giusto per ribaltare un esito che sembrava ormai scritto a favore di Medvedev. Killer instinct e prestanza fisica sono stati gli ingredienti principali: proprio quelli che erano mancati nell’ultimo Major giocato – a New York a settembre. Così l’azzurro ha completato l’ultimo step che gli mancava in quel cammino iniziato cinque anni fa con la prima vittoria tra i grandi: vincere uno Slam.
E ora, come ha detto Pietrangeli, per Sinner “inizia la carriera con la C maiuscola” e Jannik lo sa. Con maturità e lucidità fuori dal comune, nella conferenza stampa dopo la premiazione, ha infatti affermato senza giri di parole che “il lavoro non è finito, anzi è appena iniziato. Devo diventare ancora più forte fisicamente e mentalmente”. Le intenzioni sono chiare e allora possiamo sperare che il meglio debba ancora venire.
Australian Open
1° T – [4] J. Sinner b. B. Van De Zandschulp 6-4 7-5 6-3
2° T – [4] J. Sinner b. J. De Jong 6-2 6-2 6-2
3° T – [4] J. Sinner b. [26] S. Baez 6-0 6-1 6-3
Ottavi di finale – [4] J. Sinner b. [15] K. Khachanov 6-4 7-5 6-3
Quarti di finale – [4] J. Sinner b. [5] A. Rublev 6-4 7-5 (5) 6-3
Semifinale – [4] J. Sinner b. [1] N. Djokovic 6-1 6-2 6-7 (6) 6-3
Finale – [4] J. Sinner b. [3] D. Medvedev 3-6 3-6 6-4 6-4 6-3
Data ultimo aggiornamento 24 ottobre 2024