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Sport

Jannik Sinner: allenatore, staff e dietro le quinte

Jannik Sinner sul campo da tennis
Jannik Sinner sul campo da tennis

Contenuto realizzato in collaborazione con la redazione di Ubitennis diretta da Ubaldo Scanagatta

Il tennis, espressione massima della solitudine nel proprio palcoscenico, è ormai da molti anni descritto dalla totalità dei giocatori del circuito ATP come uno sport certamente individuale, ma nel quale il team è la colonna portante dell’intera struttura. Dal coach al super coach, dal fisioterapista al mental coach, dal preparatore atletico al manager. Tutti ingredienti fondamentali che con il lavoro dietro le quinte – o meglio, nel famoso ‘box’ a bordo campo molto inquadrato dalle telecamere – possono fare la differenza per quel che riguarda il rendimento in campo del giocatore. 

Il team ha un’importanza fondamentale anche nel caso di Jannik Sinner. Se l’Italia ha nuovamente un giocatore capace di issarsi al numero 4 del mondo a distanza di quasi cinquant’anni da Adriano Panatta, è certamente perché si parla di un ragazzo dotato di un talento naturale fuori dal comune, ma a giocare un ruolo fondamentale è anche chi quel talento è chiamato a smussarlo e indirizzarlo. 

Dietro le quinte del campione Sinner: staff e lavoro di squadra

Jannik ha dietro di sé una squadra folta, ben strutturata e capace di lavorare con armonia ed efficacia, come testimoniano i risultati dell’azzurro. La particolarità, rispetto ad altri giocatori, è che ci sono due coach, Simone Vagnozzi e Darren Cahill, entrambi ex tennisti professionisti. Una situazione così potrebbe essere potenzialmente fonte di contrasti e divergenze di vedute, in questo caso invece si è creata una bella sintonia tra i due tecnici, fondata su stima e rispetto reciproci. Un’intervista molto approfondita dell’ATP analizza ai raggi X la squadra del tennista altoatesino. “Sono persone buone e felici; ognuno sa molto bene di cosa si deve occupare. Mi sento fortunato ad avere un team così”, sono le parole di Sinner sul proprio team, che come dirà poco dopo “è come una famiglia. Vedo più spesso loro che i miei genitori”. Si capisce sin da subito quello che il n.4 ATP cerca tra i membri della propria squadra: competenza e affinità

Per me ognuno è fondamentale. Quando qualcuno entra a far parte del gruppo non è importante solamente che sia uno dei migliori nel suo lavoro, ma è essenziale anche come io mi sento con questa persona. Devo essere a mio agio e sapere che posso parlare di qualunque cosa che mi passi per la testa con tutti quanti.

Jannik Sinner

Jannik Sinner allenatore: Vagnozzi e Cahill

La collaborazione di Sinner con Vagnozzi, originario di Ascoli Piceno e in precedenza coach di Marco Cecchinato, inizia a febbraio 2022, mentre quella con l’australiano Cahill, coach in passato di personaggi come Andre Agassi, Lleyton Hewitt, Andy Murray e Simona Halep, parte qualche mese dopo, a giugno 2022. “Il mio ruolo è quello di trasmettergli la mia esperienza” ci informa l’australiano, “fin qui sono stati mesi di collaborazione molto buoni e produttivi”. Si sapeva già l’attitudine di Jannik in campo, ma il tennista italiano ci tiene comunque a farlo sapere chiaro e tondo: “Sono il più competitivo, odio perdere”, e sia Vagnozzi che Cahill dicono all’unisono che “Jannik vuole vincere dappertutto, in ogni cosa che fa”.

L’ex allenatore australiano di Coppa Davis parla anche del preparatore atletico di Sinner, Umberto Ferrara, definendolo come “il più serio”. Nel tennis “il corpo deve essere il tuo tempio, di conseguenza probabilmente lui ha il lavoro più importante di tutti. A cena dice sempre a Jannik quello che sarebbe meglio mangiare e ciò che si deve evitare”. E conferma anche Umberto che, mettendo le mani avanti, informa subito che “quando lavoriamo siamo tutti seri. Quando è terminato l’allenamento, invece, si può scherzare tutti insieme”. Sinner ha spesso parlato di quanto sia stato importante il lavoro fisico condotto dopo aver passato un 2022 caratterizzato da qualche problema fisico di troppo: i carichi atletici svolti con il preparatore atletico hanno sicuramente aumentato la resistenza del corpo di Jannik alle fatiche del circuito. Ma non mancano nel team Sinner momenti di svago conviviali, nella maggior parte dei casi con le carte da gioco. Il ‘Burraco’ è quello che va per la maggiore ed è stato Giacomo Naldi, fisioterapista dell’altoatesino, a introdurlo a tutta la squadra. “Jannik vuole giocare tutti i giorni” fa sapere Giacomo, che spiega questa ‘tradizione’ del 22enne di San Candido chiarendo che “la prima volta che abbiamo giocato insieme Jannik ha vinto il torneo a cui stava partecipando; quindi è per questo che vuole sempre giocare”.

Il Team di Sinner: tra routine e allenamento

Passando alla routine, invece, tutti i membri del team intervengono dicendo la propria, precisando che prima degli allenamentiSinner innanzitutto svolge qualche esercizio di mobilità e prevenzione, soprattutto alcuni specifici movimenti che lo proteggono da infortuni avuti in passato, come ad esempio quelli alla caviglia”. Poi arriva il turno di Naldi prima e dopo l’allenamento. Quest’ultimo è di un’ora e mezza, in cui il campione azzurro viene seguito da Vagnozzi e Cahill e consiste in palleggi di ritmo con uno sparring partner, per finire con qualche punto. Nel pomeriggio, invece, “un’ora di tecnica in cui ci si concentra sul servizio, sulle volée, sullo slice…”, mentre la maggior parte del lavoro di Giacomo Naldi, come lui stesso afferma, avviene dopo: “Faccio qualche massaggio, qualche ulteriore esercizio di mobilità, lavoro con i suoi muscoli e cerco di far sì che il suo corpo possa recuperare al meglio”.

Come dice anche Sinner, non è un rapporto unilaterale quello tra coach e giocatore; infatti, “loro mi spingono a dare il meglio di me, ma anche io li sollecito parecchio. Ogni giorno è una sfida, ed è fondamentale non solo che loro siano miei amici, ma che sappiano anche essere onesti con me”. Cahill, poi, interviene facendo sapere un aspetto molto importante della persona-tennista che è Jannik Sinner: “Non c’è molta differenza tra lo Jannik che si vede in campo e quello che si osserva al di fuori di esso. Lo si può vedere nei suoi occhi da volpe, che al momento giusto possono diventare quelli di una tigre”. Vagnozzi, invece, si sofferma sul fatto che “Sinner quando entra in campo vuole sempre migliorare, è costantemente col sorriso; quindi, per un coach è più semplice svolgere il suo lavoro”. Mettendo sul piatto della bilancia i risultati di quest’anno “Jannik è soddisfatto, ha più fiducia dopo la semifinale a Wimbledon e il titolo a Toronto. Questi erano i suoi obiettivi”.

Quello di Sinner è, insomma, un team solido e unito come una famiglia, dove ognuno ha un preciso compito e allo stesso tempo è un pezzo fondamentale del puzzle finale. Jannik ha solamente ventidue anni, ha già conquistato vette importanti del ranking, ha vinto tornei 250, 500 e 1000, è stato semifinalista Slam e, cosa più importante, è seguito da persone che credono nei suoi mezzi e lo stimolano al meglio. Ora l’azzurro è pronto a vivere da protagonista le Nitto ATP Finals di Torino

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