Sostenibilità
Green Deal europeo: l’Europa verso la sostenibilità
Il cambiamento climatico è una minaccia per l'Europa e per il mondo intero. La temperatura media è oggi superiore di 0,95-1,20 °C rispetto alla fine del XIX secolo e gli scienziati sono unanimi nel considerare che questa situazione è causata dall'aumento delle emissioni di gas serra prodotte dall'attività umana e che un aumento di oltre 2°C rispetto ai livelli preindustriali avrà conseguenze catastrofiche per l’ambiente. Per questo motivo, con l’Accordo di Parigi, promosso dall’ONU a fine 2015 e che si inquadra nella più ampia strategia sulla sostenibilità nota come Agenda 2030, 196 Paesi membri della Convenzione quadro delle Nazioni Unite hanno preso l’impegno di mantenere l'aumento della temperatura media globale al di sotto di 2°C e possibilmente entro 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali.
Diventare il primo continente a neutralità climatica nel 2050 e dare così un contributo fondamentale per salvare il pianeta dalla catastrofe ambientale, portando allo stesso tempo il sistema industriale europeo all’avanguardia e in posizione di vantaggio rispetto ai suoi concorrenti internazionali.
È questa l’ambiziosa scommessa dell’Unione europea che ha preso il nome di Green Deal, il Patto Verde, un progetto presentato per la prima volta alla fine del 2019 e che negli anni successivi è stato strutturato in un vero e proprio piano di politica industriale, finanziato con un terzo degli investimenti di 1.800 miliardi di euro del piano di ripresa NextGenerationEU del bilancio settennale dell'UE.
Green Deal cos’è e quali sono gli obiettivi dell’Europa
Nel 2019 l'Unione europea era il quarto produttore mondiale dopo Cina, Stati Uniti e India, con una quota delle emessioni mondiali di gas serra del 7,3% (era il 15,2% nel 1990).
Prima del Green Deal, i piani climatici UE erano sostanzialmente in linea con quelli della comunità internazionale, e prevedevano di ridurre le emissioni del 60% entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990.
Dal 2019, con il Green Deal, l’obiettivo da raggiungere entro il 2050 è diventato Net Zero: l’economia europea non dovrà aggiungere più una singola tonnellata di gas serra all’atmosfera e quindi dovrà compensare ogni quantità emessa con un’analoga quantità assorbita da biomasse o altri sistemi.
Per mobilitare le risorse finanziarie necessarie a supportare la transizione verso Net Zero, nel gennaio 2020 la Commissione Europea ha presentato lo European Green Deal Investment Plan, il braccio “finanziario” del Green Deal, che prevede almeno 1.000 miliardi di euro per gli investimenti in sostenibilità entro il 2030, in parte dal budget ordinario della UE, in parte da altri strumenti come InvestEU e in parte da privati.
Nel 2021 poi, con la legge europea sul clima, il Parlamento Europeo ha reso la neutralità climatica, cioè l'obiettivo di emissioni zero entro il 2050, giuridicamente vincolante e ha fissato un obiettivo intermedio di riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030 rispetto al 1990. Gli interventi che consentiranno all'Europa di raggiungere questo obiettivo intermedio sono contenuti nel pacchetto noto come “Fit for 55” (Pronti per il 55%), che comprende 13 riforme legislative correlate e 6 proposte di legge sul clima e l'energia.
Per dare concretezza a questi obiettivi nel 2023 è stato lanciato il piano industriale a supporto del Green deal.
Green Deal: i quattro pilastri del piano industriale
Il piano industriale del Green Deal poggia su quattro pilastri fondamentali: un contesto normativo semplificato, un accesso più rapido ai finanziamenti, il miglioramento delle competenze, commercio aperto per favorire catene di approvvigionamento più resilienti. Vediamo di cosa si tratta.
Semplificazione delle norme
L’Europa deve creare un quadro normativo più semplice, rapido e prevedibile, garantire i volumi necessari per le materie prime e assicurare che gli utenti siano in grado di beneficiare di energie rinnovabili a basso costo. Le iniziative in questa direzione sono tre:
· Industria a zero emissioni - Identificare gli obiettivi per la capacità industriale a zero emissioni e fornire un quadro normativo adatto alla sua rapida diffusione
· Materie prime critiche - Garantire un accesso sufficiente a quei materiali, come le terre rare, che sono fondamentali per la produzione di tecnologie chiave
· Riforma della struttura del mercato elettrico - Aiutare i consumatori a beneficiare dei minori costi delle energie rinnovabili.
Accesso più rapido ai finanziamenti
Il secondo pilastro del piano serve ad accelerare gli investimenti e i finanziamenti per la produzione di tecnologie pulite. Nell'ambito della politica di concorrenza, l'Ue mira a garantire condizioni di parità all'interno del mercato unico, facilitando allo stesso tempo la concessione degli aiuti necessari per accelerare la transizione verde. E’ stato perciò modificato il quadro di riferimento temporaneo per gli aiuti di Stato in caso di crisi e di transizione, rivedendo il regolamento generale di esenzione per categoria alla luce del Green Deal.
L'Ue inoltre intende facilitare l'uso dei fondi europei per finanziare l'innovazione, la produzione e la diffusione delle tecnologie pulite, con particolare attenzione a REPowerEU e InvestEU e al Fondo per l'innovazione. In prospettiva, è prevista anche la creazione di un fondo sovrano per finanziare progetti comuni.
Miglioramento delle compentenze
Con l'enorme sviluppo di nuove tecnologie, ci sarà bisogno di una crescita analoga delle competenze e del numero di lavoratori qualificati in questo settore. La risposta dell’UE prevede:
· L’istituzione di Accademie industriali a zero emissioni, che contribuiscano all'attuazione di programmi di riqualificazione e aggiornamento in settori strategici
· La promozione di un approccio "Skills-first", che privilegi le competenze effettive rispetto alle qualifiche
· La facilitazione dell'accesso dei cittadini di Paesi terzi ai mercati del lavoro europeo nei settori prioritari
· La promozione e l’allineamento dei finanziamenti pubblici e privati per lo sviluppo delle competenze.
Commercio
Il quarto pilastro riguarda la cooperazione globale e l'utilizzo del commercio per la transizione verde, secondo i principi della concorrenza leale e del commercio aperto, sulla base degli impegni con i partner UE e del lavoro dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO). Per fare questo, l'UE:
· continuerà a sviluppare la rete di accordi di libero scambio e altre forme di cooperazione con i partner per sostenere la transizione verde, difendendo il mercato unico dalle pratiche commerciali sleali
· a fronte del proliferare di incentivi verdi in diverse parti del mondo, si impegna a garantire che i sussidi esteri non compromettano ingiustamente la competitività dell'industria europea e collaborerà con i partner internazionali per individuare e affrontare sovvenzioni distorsive o pratiche commerciali sleali relative al furto di proprietà intellettuale o al trasferimento forzato di tecnologia in economie non di mercato, come la Cina.
Green Deal: gli ambiti di azione
Il Green Deal prevede una serie di linee di azione parallele e complementari che possono essere raggruppate in tre ambiti: energia pulita ed efficienza energetica, economia circolare, protezione dell’ambiente. Scopriamole in breve.
Energia pulita ed efficienza energetica
La combustione di carburanti è responsabile di oltre tre quarti delle emissioni di gas a effetto serra dell'UE. Ne deriva che la riduzione del consumo di energia e lo sviluppo di fonti energetiche più pulite sono fondamentali per raggiungere gli obiettivi climatici dell'UE e per risolvere la dipendenza dalle importazioni da Paesi terzi.
L’Europa punta a ottenere, entro il 2030, una riduzione di almeno l’11,7% (rispetto alle proiezioni 2020 dei consumi di energia e a raddoppiare la quota di energie rinnovabili, che attualmente rappresentano oltre il 20% dell'energia consumata nell'UE. In particolare, nel marzo 2023, il Parlamento e il Consiglio hanno raggiunto un accordo secondo il quale la cui quota di energie rinnovabili nel consumo finale di energia dell'UE dovrebbe raggiungere il 42,5% entro il 2030, mentre i singoli paesi dovrebbero puntare al 45%.
Per raggiungere questi obiettivi è necessario potenziare l'idrogeno rinnovabile e le fonti rinnovabili offshore, come l’energia eolica e quella ricavata delle onde. A queste fonti sono reindirizzati i finanziamenti dell'UE destinati ai progetti di infrastrutture del gas naturale in fase di graduale eliminazione.
Per ridurre le emissioni delle centrali elettriche e delle industrie, l’Unione europea ha messo in pratica un sistema di scambio di quote di emissione - ETS - Emission Trading Scheme – che è il primo e più grande mercato mondiale delle emissioni.
L’EU ETS opera secondo il principio del “Cap and Trade”: viene stabilito un limite alla quantità di emissioni consentita agli impianti che rientrano nel sistema ed entro questo limite le imprese possono acquistare o vendere quote in base alle loro esigenze. Ogni quota rappresenta il diritto di emettere una tonnellata di CO2 o l’ammontare equivalente di un altro GHG e una volta l’anno, tutte le imprese che partecipano all’UE ETS devono restituire una quota di emissione per ogni tonnellata di CO2eq emessa. Un numero limitato di quote di emissione viene assegnato a titolo gratuito ad alcune imprese sulla base di regole armonizzate di assegnazione applicate in tutta Europa. Le imprese che non ricevono quote di emissione a titolo gratuito o in cui le quote ricevute non sono sufficienti a coprire le emissioni prodotte devono acquistare le quote di emissione all’asta o da altre imprese. Viceversa, chi ha quote di emissioni in eccesso rispetto alle emissioni prodotte, può venderle. Alle società che non adempiono agli obblighi di conformità (Compliance) vengono applicate pesanti sanzioni.
Dalla sua introduzione nel 2005, le emissioni dell'UE sono diminuite del 41%.
Il Green Deal parte dalla constatazione che il settore trasporti contribuisce a un quarto delle emissioni europee e questa alimentazione continua a crescere. Per limitarle, si ripropone di spostare su rotaia e su acqua quel 75% di merci che viaggiano su gomma nel continente. Per il trasporto privato, il Green Deal prevede una decisa azione a supporto delle forme di propulsione a zero emissioni, in primis l’elettrico, con l’aumento dei punti di ricarica e delle forme di mobilità leggera e condivisa.
Anche l'aviazione civile ha una responsabilità importante nella produzione di gas serra, poiché contribuisce per il 13% alle emissioni totali di CO2 dei trasporti dell'UE. Per questo motivo l’Europa intende introdurre dal 2025 carburanti sostenibili - olio da cucina esausto, e-fuel e idrogeno – che entro il 2050 dovranno rappresentare il 70% di tutto il carburante per aerei utilizzato nei propri aeroporti.
Il settore marittimo è chiamato a dare il suo contributo con un obiettivo di riduzione delle emissioni di gas serra delle navi del 2% a partire dal 2025, del 14,5% a partire dal 2035 e dell'80% a partire dal 2050 rispetto ai livelli del 2020.
Il riscaldamento e il raffrescamento degli edifici rappresentano il 40% di tutta l'energia consumata nell'UE. Aumentare l’utilizzo di energie rinnovabili e migliorare l’efficienza energetica di edifici ed elettrodomestici sono le principali leve per la riduzione delle emissioni.
Per migliorare l'efficienza energetica di edifici ed elettrodomestici del 32,5% entro il 2030, l’UEha adottato una legislazione in materia che prevede nuovi obiettivi, sostenuti dal Parlamento nel settembre 2022, di riduzione del consumo finale di energia (-40%) e del consumo di energia primaria (-42,5%) entro il 2030.
Economia circolare
Il Green Deal promuove l’industrializzazione sostenibile e in particolare l’adozione di modelli di produzione e consumo secondo i criteri dell’economia circolare.
L’obiettivo è in questo caso ridurre l’energia per estrarre e lavorare le risorse, estendere la vita utile dei prodotti e facilitarne la riparazione, promuovere piattaforme di sharing che consentano a più utenti di usare lo stesso prodotto, nonché riciclare e riutilizzare materiali, componenti e prodotti a fine vita, il tutto per ridurre il depauperamento delle risorse naturali e l’inquinamento. Particolare attenzione è rivolta a industrie difficili da decarbonizzare, come la siderurgica, la cementizia, la tessile, l’elettronica e lachimica.
Protezione dell'ambiente
La salvaguardia della biodiversità e il ripristino degli ecosistemi naturali sono fondamentali per contrastare i cambiamenti climatici, migliorare la capacità di stoccaggio del carbonio e aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici. Le foreste rappresentano una risorsa fondamentale non solo come serbatoio di biodiversità, ma perché assorbono CO2 contribuendo così in modo decisivo all’obiettivo di zero emissioni nette.
L’Unione Europea ha adottato nel maggio 2021 lo Zero Pollution Action Plan che punta a eliminare tutte le fonti di inquinamento di aria, acqua e suolo entro il 2050, e la Biodiversity Strategy for 2030 con l’obiettivo di proteggere almeno il 30% dei mari e della terraferma, tutelare gli insetti impollinatori, ripristinare il flusso libero di 25 mila chilometri di fiumi.
Il Green Deal prevede anche una nuova strategia europea per la salvaguardia delle foreste, con l’obiettivo di piantare 3 miliardi di nuovi alberi in Europa entro il 2030 e introdurre sistemi di gestione delle foreste che le aiutino a adattarsi al cambiamento climatico.
L'impegno di Intesa Sanpaolo
Intesa Sanpaolo è da sempre impegnata a costruire un futuro di sviluppo sostenibile a favore dell’ambiente, delle giovani generazioni e di una società realmente inclusiva. Questo impegno è sostenuto dall'adesione a importanti iniziative internazionali come il Global Compact e le altre iniziative delle Nazioni Unite riguardanti il settore finanziario e da ultimo, nel 2021, tutte le alleanze Net-Zero su credito, investimenti e assicurazioni.
Con il Piano d’impresa 2022-2025 il Gruppo ha definito obiettivi sfidanti che prevedono il raggiungimento della carbon neutrality per le emissioni proprie già nel 2030 ed emissioni Net-Zero nel 2050 con i portafogli prestiti e investimenti e per l'asset management e l'attività assicurativa, con obiettivi intermedi al 2030 nei settori ad alta emissione (oil&gas, produzione di energia, automotive, estrazione del carbone).
Nell'ambito di 400 miliardi di euro messi a disposizione per nuovi finanziamenti a supporto del Green Deal europeo e del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) nel periodo 2021-2025, Intesa Sanpaolo ha dedicato 76 miliardi di euro a Green e Circular Economy e alla transizione ecologica delle imprese (oltre a 12 miliardi di euro per i privati). Ai prodotti di finanziamento, come gli S-Loan e il plafond Economia Circolare per le imprese e i Green Loan per i privati, si aggiungono le iniziative di sensibilizzazione e formazione per le imprese, come i Laboratori ESG, il Circular Economy Lab e i programmi della piattaforma Skills4Capital, l’offerta di prodotti di investimento sostenibile e, sul versante della raccolta, l'emissione di bond dedicati al finanziamento di progetti di natura sociale e ambientale. Nel 2017 il Gruppo Intesa Sanpaolo ha emesso il primo green bond ed oggi in totale, da quella prima emissione, ha effettuato sette emissioni green per un valore di outstanding di 8,7 miliardi di euro.
Data ultimo aggiornamento 4 settembre 2024